Ipnotizzabilità: cos’è, da cosa dipende, come si misura e qual è il suo ruolo in ambito terapeutico?
L’ipnotizzabilità o suscettibilità ipnotica denota l’abilità del soggetto ipnotizzato di esperire e realizzare le suggestioni fornite dall’ipnotista. Statisticamente, solo il 10-15% dei soggetti risulta essere altamente ipotizzabile, il 10% scarsamente ipotizzabile, mentre la maggioranza dei soggetti presenta una ipotizzabilità media. Tuttavia, ai fini del risultato terapeutico, non è necessaria una elevata ipotizzabilità, tranne che nel dolore acuto chirurgico.
L’ipnotizzabilità è in parte un tratto genetico, espressione di un vivido coinvolgimento immaginativo, in parte un tratto acquisito, come espressione della relazione terapeutica.
L’ipnotizzabilità può essere misurata sulla base del vissuto del soggetto ipnotizzato, con scale di misurazione comportamentali (quali, ad es., la Stanford Hypnotic Scale), e, in misura più oggettiva e scientifica, con metodiche elettrofisiologiche sofisticate (i.e., analisi EEG bispettrale).