Testimonianze 8

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Alcune testimonianze che raccontano storie di uomini e di donne che hanno avuto il coraggio di affrontare le proprie paure e sconfiggere il disagio, la malattia, a volte la morte.
Brevi frammenti di storie di eroi di tutti i giorni che hanno accolto l'invito a fare della propria esperienza di vita, di dolore e del lavoro insieme, uno stimolo a non arrendersi mai e a cercare, volere sempre una soluzione. Un dono a chi legge, un esempio della meravigliosa sensibilità dell'animo umano.
A loro il mio ringraziamento personale per aver voluto condividere ciò che abbiamo vissuto insieme e che nel tempo ci unisce.

 

Le testimonianze sono firmate con l'iniziale del nome e gli anni al momento dell'invio del testo.

indice - testimonianze 8

  • Psichiatria: un'Odissea moderna raccontata dal papà di "Ulisse"
  • E vissero felici e contenti, il successo di una coppia 
  • Dall'endometriosi si guarisce
  • Intestino irritabile e intolleranze alimentari
  • Da 10 anni soffrivo di controllo compulsivo
  • La depressione e due mesi dopo la rinascita
  • Una corazza mi separava dalla vita
  • Dal Conservatorio alla vita
  • Da diversi anni non stavo bene ... poi la soluzione
  • Otite, terapia antalgica in una seduta

 

ELENCO COMPLETO delle testimonianze qui

PSICHIATRIA: UN'ODISSEA MODERNA RACCONTATA DAL PAPA’ DI “ULISSE”

“Tra i rami incerti andava una fanciulla, ed era la vita”, questa frase tratta da Prigioniera di Federico García Lorca, incarna per me in toto la vera essenza dell’esistenza e la trovo calzante per il racconto che mi accingo a scrivervi. La storia narra il percorso di un giovane di talento, che chiamerò qui Ulisse, e il suo tortuoso viaggio adolescenziale. Nato in un giorno di gennaio quando l’inverno aveva deciso di affrescare il panorama con una nevicata degna di passare alla storia, aveva trascorso l’infanzia in maniera serena e felice. Eccellente alunno, all’età di 14 anni si trovò ad affrontare la perdita del nonno a cui era legatissimo. Ricordo, quando glielo comunicai, come il suo pianto silente aveva di colpo inondato il pavimento di lacrime e disperazione. Chiusosi sempre più in se stesso, nonostante i numerosi amici, affrontò poco dopo le prime crisi di disperazione. Da genitori affrontammo subito il problema consapevoli che si combattesse contro un nemico subdolo, crudele ed invisibile, confidando nella esperienza dei migliori medici presenti nel nostro territorio. Cedere, per pura ignoranza, alle lusinghe terapeutiche degli psicofarmaci fu il primo passo falso di due impauriti genitori e il non vedere da lì a poco miglioramenti alcuni ci portò al primo ricovero, sebbene in day hospital, in un rinomato (almeno a parole) centro pediatrico. Da buon padre bloccai le mie attività e partii con lui. Primi test incomprensibili, primi esami per tutta la famiglia e primi clamorosi abbagli di una medicina che si presenta come un principe azzurro, ma che demolisce con diabolica scienza chi a lei si affida. Strano a dirsi ma il luminare che diede a nostro figlio il farmaco “miracoloso“, - stia tranquillo lo prendono milioni di adolescenti americani (sigh!) -, non lo visitò mai. Il protocollo prevedeva che lo analizzassero i suoi sottoposti mentre a parlare con il professore fossi io con il vero ruolo di autorizzare e vergare l’uso del farmaco a mio figlio. Ricordo di quei giorni l’affetto che provavo verso tutti quei ragazzi sfortunati che incontravo, quasi fossero tutti figli miei soprattutto quelli abbandonati dai padri perché non ritenuti alla loro altezza. Ma questa è un’altra storia. Ovviamente non trovammo soluzione al problema, anzi sempre una confusione maggiore offuscava i nostri pensieri sulla effettiva sofferenza di nostro figlio. Passammo così da medico a medico, con un doppio controllo esercitato anche su di noi genitori considerati veri “untori“ dei problemi dei piccoli. Passarono tre anni di visite, controlli e crisi sempre più difficili da affrontare senza però che in noi genitori e nella testa di nostro figlio si cedesse alla malattia. Ci si avvicina così alla maggiore età e, dato il fallimento assoluto di ogni terapia e di qualsiasi farmaco, ci consigliarono una luminare, primario di ospedale e docente universitaria. Ultima speranza ci affidammo a lei anche nella necessità di dover lasciare le terapie pediatriche per quelle da adulto. Ennesimo fallimento, anche se devo riconoscere a questo medico “strizzacervelli” il tentativo di ridurre piuttosto che aumentare i medicinali. Parimenti fallimentare proseguiva il percorso parallelo con gli psicologi di maggiore grido: patologie inesistenti e solita litania: “una pillolina tutta la vita“. Per fortuna la caparbietà e l’intelligenza di nostro figlio gli permettevano di continuare un felice percorso scolastico foriero di speranza verso un domani migliore. Ma torniamo alle nuove cure dei luminari talmente sbagliate che lo portarono a tre trattamenti sanitari obbligatori nel giro di un mese non appena compiuta la maggiore età. Io avevo tredici anni quando andai a vedere “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e successivamente rimasi molto colpito dalla tragica esistenza di Camille Claudel (giovane artista e musa di Auguste Rodin) e della crudeltà con la quale fu rinchiusa negandole l’amore, la felicità e la vita. Bene posso assicurarvi che da allora poco è cambiato, che i pazienti con queste patologie, vere o presunte, non sono trattati come esseri umani, vivono immersi in un baratro che sa di violenza, minacce e crudeltà e dove il suicidio può sembrare l’unica forma di ali per volare via da questa crudele situazione. Mi assumo integralmente il peso di quando sto asserendo forte che le mie parole siano già state ascoltate da chi di dovere. Minacciati, stroncati dalla stanchezza e dalla mancanza di risultati eravamo oramai spaventati e increduli verso un qualsiasi domani. “Chiudetelo in istituto e fatevi la vostra vita” ci consigliavano i benpensanti.  Va da sé che noi si procedesse uniti e forti verso un futuro che appariva fosco ed incerto. Venne il giorno che un amico per caso assistette ad una crisi e mi consigliò il Dottor Comello di Torino, a suo dire famoso per le sue cure e specialmente per il lavoro basato sull’ipnosi e non sugli psicofarmaci. Ci prenotammo speranzosi per una visita. Ricordo era marzo, Ulisse aveva 18 anni da tre mesi ed era reduce da tre ricoveri traumatici.  Arrivammo a Torino e accompagnammo Ulisse sostenendolo per farlo camminare. Il primo incontro con il Dr. Comello è custodito nei miei ricordi come le cose importanti di una vita. Ricordo una ad una le sue parole: “non dare un nome a queste patologie che asserisci di avere, devi smaterializzarle”, “non puoi prendere tutte queste medicine a 18 anni, io non prendo neanche l’aspirina“, “io in pochi mesi ti libero da queste catene”. Alleluia, finalmente Ulisse era trattato da essere umano e per di più gli si disegnava un futuro. Vi ricordate che vi raccontavo che entrammo in studio sorreggendo Ulisse da ambo le parti? Bene uscendo lo vedemmo procedere sicuro e per di più intento a canticchiare. Una timida primavera riscaldava Piazza Vittorio e i nostri animi. In quel periodo univamo due visite a Torino settimanali con il Dr. Comello ad una terza dalla luminare per la riduzione dei farmaci. Altra immagine scolpita nella mia anima è stata quando il dottor Comello ci invitò a bere un caffè insieme a lui. Come? Trattati da esseri umani?  Impossibile ma vero! Che grandiosa e dimenticata contingenza. Grazie Walter te lo dico sempre poco. Breve, da lì a sei mesi Ulisse abbandonò tutti gli psicofarmaci e con essi tutti i suoi problemi. La luminare è sparita, ma per lei non serbo rancore, è solo profeta di una medicina vetusta e per noi sbagliata. Ora Ulisse è capitano della sua vita, dopo una eccellente maturità studia in una università lontano da casa, è felice e sereno. Rinnega il suo passato ma il Dottor Comello dice che è una cosa giusta, che io non capisco grato come sono a quest’uomo “neo demiurgo” della nostra felicità che troviamo in ogni piccola cosa di ogni piccolo giorno. A me resta il desiderio di dare un senso a questi cinque anni oscuri e terribili e lo trovo nel cercare di aiutare tutti coloro i quali si trovano, come è stato per noi, ad affrontare un nemico invisibile così crudele. Adesso smetto avrei tante cose da raccontare, ma sono commosso e questo non mi consente continuare a scrivere sul PC. Ah dimenticavo, Grazie Walter di cuore e per sempre.

                          Il papà di "Ulisse"

E VISSERO FELICI E CONTENTI, IL SUCCESSO DI UNA COPPIA

Da dove iniziare...il giorno che sono arrivata dal Dr. Comello pensavo di impazzire ed ero priva di ogni motivazione ed energia per portare avanti il mio matrimonio. Ho conosciuto A. nel 2006 in un periodo complicato della mia vita, ma mai nulla mi butta giù  perché il mio motto è “solo soluzioni, no problemi”. Ho visto in quell'uomo una persona che avrebbe potuto reggere una donna come me, con un lavoro che è passione allo stato puro, senza orario, con un hobby irrinunciabile per me, l'equitazione, che richiede tempo, passione e dedizione,  oltre che l'irrinunciabile voglia di avere i miei piccoli animaletti nella mia vita quotidiana. Una donna estroversa, totalmente indipendente, con un'insaziabile ottimismo e voglia di vivere ogni momento al top. Tutto ciò ad A. è sempre andato bene anche perché era lui il primo ad avere un lavoro senza orari ed una vita attiva. Dopo solo un mese vivevamo nella stessa casa: 47 mq con 2 grossi cani e 2 gatti. Una vita di perfetta condivisione in cui si parlava, scherzava e sceglievamo insieme ogni cosa e se uno non aveva voglia di fare qualcosa l'altro la faceva senza problemi anche da solo; feste a casa in 10/15 persone tutti i week end ….tutto questo fino a febbraio 2010 quando ho scoperto di essere incinta, cosa desiderata estremamente da entrambi. Da quel giorno tutto è cambiato da parte del mio compagno e non perché io fossi meno legata a lui o gli dedicassi meno attenzioni, ma perché lui è entrato in “modalità protezione”, come la chiamo io. La prima dimostrazione l’ho avuta all'ottavo mese di gravidanza quando invece di tirare fuori la grinta per costruire una famiglia tanto desiderata, ha tirato fuori l'aggressività nei confronti di chiunque oltrepassasse la sua linea immaginaria di confine della famiglia. Nel frattempo, oltre alla nascita di J., ci sono state l'organizzazione del matrimonio e la ristrutturazione della nostra nuova e bellissima casa, cose di cui mi sono occupata io per il 90%. Oltre a questo nel frattempo gestivo una causa di successione rilevante, le malattie di mio padre e varie altre cose minori. Man mano che il tempo passava le cose andavano sempre peggio, per tutto ciò che facevo ero giudicata e criticata sempre a prescindere, ogni confronto diventava uno scontro molto cruento. Ho cambiato orari lavorativi, limitandoli molto nel “rispetto” della mia famiglia, ho cominciato a rinunciare ad andare a cavallo e uscire con le amiche, tutto perché nato nostro figlio avrei dovuto cambiare le mie PRIORITA'. Quanto detesto questa parola, perché secondo mio marito significava annullarsi in virtù di questo bambino e della famiglia. Avrei dovuto diventare la donna che mai avrei voluto essere, forse come l'esempio di donna che A. ha sempre avuto in famiglia: una persona  priva di interessi ed impegni personali e che dedica la totalità del suo tempo a marito, figlio e casa; non dando spazi a se stessa e accondiscendendo in tutto il proprio uomo, anche facendo ciò che non si ha voglia di fare. Quotidianamente erano liti con toni altissimi per cose futili, una camicia non stirata, un piatto non cucinato e fino a tarda notte, tanto che ogni volta che sentivo i tacchi delle scarpe di mio marito battere sul pavimento del corridoio mi veniva un senso d'angoscia e la tachicardia, inoltre spesso mi svegliavo con gli attacchi d'ansia. Mi sono sentita dire che ero una  madre “degenere” che non si interessava del figlio, forse nell'unico modo che conosceva lui. Invece tutti mi facevano i complimenti per il rapporto meraviglioso che avevamo io e J. e per quanto questo bimbo fosse educato. Cosa dovevo diventare, il tipo di donna che ho sempre rinnegato? Ma dove era finito il rispetto nei miei confronti da parte di mio marito e da parte di me stessa? Come mi sentivo? Un leone chiuso in gabbia dopo anni di savana e man mano che tentavo di liberarmi la gabbia si stringeva. Sono arrivata ad augurarmi le peggiori cose: che mio marito trovasse un'altra donna da dominare, che si ammalasse così avrebbe avuto problemi veri da affrontare oppure addirittura la morte; sono arrivata ad odiarlo e a sperare che se ne andasse via lasciandomi finalmente libera. Non sopportavo più la sua presenza fisica e mentale. Ho resistito anni per il mio piccolo J. che però era tutto tranne che sereno in questo ambiente, voleva stare solo con me e aveva paura di dire le cose a suo padre per la reazione che avrebbe potuto avere. Proprio i suoi atteggiamenti hanno iniziato a farmi pensare cosa fosse meglio per mio figlio e per me. Un giorno mi sono guardata allo specchio e non ho visto più la faccia sorridente che mi ha sempre caratterizzata, ero una donna insoddisfatta e piena di rancore, con tanti problemi da dover gestire completamente da sola. Parlarne con  A. voleva dire ricevere critiche e giudizi come se fossi io la causa dei problemi che in realtà mi inglobavano ed io non potevo evitare ed ignorare. Ho chiesto alla mia più cara amica C. , avendo passato prima di me problemi coniugali, il nome di uno psicologo bravo e mi ha detto di rivolgermi al Dr. Comello. L'ennesima discussione portata avanti fino alle 3 del mattino per l'ennesima cosa futile ha dato inizio alla rinascita;  ho detto a mio marito: “Scegli tu o l'avvocato o lo psicologo, io non sono disposta a sopportare tutto questo un giorno di più, sono tanto stanca, ho esaurito tutte le energie”. Mio marito offeso dalla mia affermazione, ma messo alle strette, ha fortunatamente scelto lo psicologo. La prima seduta congiunta è stato sul piede di guerra tutto il tempo criticando anche il mobilio pur di screditare il dottore, tipico di A., visto che essere lì voleva dire mettersi in discussione ed essendo cresciuto con la presunzione di essere perfetto  la mia richiesta era vista come un insulto. Man mano che la terapia andava avanti mio marito era sempre più sereno e felice di stare con una donna come me ed io tornavo a stimare una persona che ero arrivata a detestare. Mi sono anche rinnamorata di mio marito che oggi è l'uomo che ho conosciuto con 10 anni di maturità in più e che mi dà sostegno e sicurezza, che mi aiuta quando mi vede in difficoltà e che gioca in giardino felice con suo figlio il quale finalmente vuole passare del tempo con il padre. Credo alla fine di tutto che il Dottore sia stato fondamentale per A. che è entrato odiandolo e sta uscendo ringraziandolo perché probabilmente ha saputo gestire uno scettico allo stato puro con una sensibilità e ragionevolezza sopra le righe... in un certo senso gli ha “salvato la vita” perché era destinato a vivere infelice. Il Dottore come dice mio marito è stato il mezzo per arrivare alla soluzione che non riuscivamo a trovare io e lui da soli. A. adesso è capace di essere felice nonostante ci siano le difficoltà e i problemi della vita quotidiana.  Forse un giorno  A. mi ringrazierà di averlo costretto a intraprendere questo percorso insieme, per ora io e J. ringraziamo il Dr Comello....e vissero felici e contenti.

                                           L. 40

DALL’ENDOMETRIOSI SI GUARISCE

Ho 49 anni, faccio l’infermiera e da quando ne avevo 19 soffro di endometriosi. La mia convivenza con la malattia dell’endometriosi è cominciata, anzi meglio, mi è stata diagnosticata quando avevo 30 anni. Ho passato gli anni più belli della mia gioventù a combattere con dei dolori lancinanti che mi accompagnavano in determinati periodi del mese (“ciclo”, “fase ovulatoria”); ho iniziato a fare la spola tra un medico e l’altro, ma nessuno era in grado di dare un nome a questi dolori tremendi. Nel 2009 la prima laparoscopia diagnostica con cui finalmente mi danno una diagnosi. I dolori si attenuano un po’ per qualche mese, poi ritornano peggio di prima. Nel 2014 vengo operata a Roma, le cose sembrano andare meglio, ma dopo un periodo di benessere il dolore torna. Nel novembre del 2016 mi parlano del Dott. Comello, mi documento e la cosa mi sembra interessante. Prendo appuntamento, che mi viene dato a gennaio 2017. Sono andata da lui come quando fai il viaggio della speranza e speri in un miracolo e così è andata. Con lui ho iniziato questa terapia diversa dalle altre, senza farmaci, ma parlando. Le sue parole mi hanno dato la speranza di una guarigione. Mi disse: “Dobbiamo trovare la chiave per scoprire l’origine della malattia”, dopo poche sedute la chiave arriva ed entra nella giusta toppa. Dopo alcuni mesi i miei dolori non ci sono più, non sono più miei, grazie alla psicoterapia con l’uso dell’ipnosi. Da mesi ormai non ho più preso nessun tipo di antidolorifico. Faccio dei controlli da 3 medici diversi, ho in mano 3 referti che parlano di intervento, ma io non ho più nessun dolore, mi sembra strano. Al 29 giugno faccio un controllo dal professore che mi ha operata e mi dice che io sono perfettamente guarita, la malattia non c’è più; lui non sa il perché, ma io sì e glielo dico, rimane stupito, ma io posso dire GRAZIE Dottor Comello. Io sono guarita da quella malattia che nemmeno i medici sanno curare: io ho ripreso a vivere. GRAZIE Dottore e, come dice lei, le sue parole mi accompagnano qui e fuori di qui.

                                   A. 49

INTESTINO IRRITABILE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.” (Soren Kierkegaard). È ormai più di un anno che tutte le settimane, o quasi, vengo a Torino dal Dott. Comello. Sono una persona molto sensibile ed emotiva ed ho sempre scaricato tutte le mie emozioni, positive o negative, sul mio intestino. Sapevo, avendo letto alcuni libri sull’argomento, che intestino e cervello sono collegati tra loro, ma come interrompere il collegamento quando questo funziona male? Quando sono arrivata dal Dott. Comello, ero in una condizione psicologico-emotiva e fisica molto stressante e opprimente, da cui non vedevo via d’uscita: ero stanca, nervosa, depressa e, soprattutto, il mio intestino riusciva a tollerare pochissimi alimenti senza spedirmi subito in bagno.  Da alcuni anni soffrivo, soprattutto, di intolleranza al lattosio, che mi procurava gravi disagi e grandi dolori: se mangiavo un cibo contenente un’alta percentuale di lattosio, ad esempio il burro, nel giro di poco tempo sentivo prima forti dolori all’addome, poi spasmi e contrazioni che, a volte, erano molto simili a quelle da parto! E, per finire, ovviamente correvo in bagno. Dopo aver iniziato la terapia con l’ipnosi e quella Neuro Sensoriale con il Piano Armonico presso lo studio, per un po’ di tempo mi sono chiesta se e quando ne avrei visto i risultati ma, molto lentamente, ho cominciato a cambiare. All’inizio, il cambiamento è arrivato senza che io ne fossi consapevole, poi la mia mente e il mio corpo mi hanno inviato degli “indizi” che prima mi hanno fatto riflettere e dopo mi hanno aiutato a “capire”.  In particolare, riguardo all’intolleranza al lattosio, la svolta è arrivata solo dopo una serie di sedute di ipnosi, finalizzate a farmi prendere coscienza del rapporto emotivo che legava mia madre e me, sia nel periodo della mia infanzia, sia in quello dell’adolescenza.  Attualmente, mi sono accorta che la mia mente vede le cose da un’altra prospettiva, più oggettiva e meno “invasiva”, nel senso che mi faccio sempre coinvolgere dalle problematiche legate al mio lavoro, ma più che altro per trovare una soluzione, non per esserne travolta. Immagino il mio futuro non più chiuso dentro un tunnel buio, ma come un’autostrada lunga, larga e soleggiata. Sul piano fisico mi sento più forte e resistente alle frustrazioni e ai vari problemi della vita quotidiana. Dopo anni di risvegli al mattino con il mal di pancia, non mi sembra neanche vero che ciò non succeda più!  Il cambiamento più bello, però, è avvenuto circa un mese e mezzo fa, quando il “Fronte dell’Intolleranza ai Cibi che mi Piacciono”, alloggiato nel mio intestino, ha cominciato a mostrare crepe, cedimenti ed ora è crollato completamente: mangio tutto ciò che voglio!

                    L. 55              

DA 10 ANNI SOFFRIVO DI CONTROLLO COMPULSIVO

Ogni sera prima di andare a dormire, da una decina di anni, avevo bisogno di dover controllare tutte le tapparelle della casa.  Questo perché vivevo con l’ansia che qualcuno potesse invadere in qualche modo il mio territorio, la mia casa.  Il fatto di fare il controllo ogni giorno inizialmente mi rendeva sicura, ma a volte capitava che non avevo la certezza di aver controllato (nonostante l’avessi già fatto). Oppure pensavo a quello che sarebbe potuto succedere se una delle tapparelle fosse stata su e quindi mi trovavo a dover fare il controllo di nuovo. C’è stato un momento in cui ho impiegato 40 minuti per controllare le tapparelle, andando a dormire senza essere completamente convinta che tutto fosse chiuso. Tutto ciò non mi permetteva di andare a letto serena e vivevo con la paura che qualcuno potesse entrare in casa. Mi è capitato di non voler andare a letto perché dovevo fare il controllo che, con il passare del tempo, diventava qualcosa che durava sempre di più. Tutte le sere stesso percorso, fino a quando non ce l’ho più fatta: mi sono domandata perché solo io avessi bisogno di doverlo fare prima di andare a dormire, quando gli altri membri della mia famiglia andavano a letto sereni, senza controllare nulla.  Così, parlando con mia mamma del problema, mi ha suggerito di rivolgermi al Dr. Comello.  Il mio percorso è iniziato a metà gennaio. In quel periodo facevo il controllo delle tapparelle tutte le sere, almeno tre volte ciascuna.  Tramite l’ipnosi sono riuscita pian piano a ridurre il numero dei controlli da tre a due, poi a uno. Dopo qualche mese mi sono trovata a non controllare più tutte le tapparelle della casa, riducendo anche i giorni di controllo durante la settimana, quindi il controllo avveniva solo sei sere, poi cinque, poi quattro fino ad una. Questo perché l’ipnosi mi ha aiutata ad acquisire sicurezza in me stessa, capendo quello che stavo facendo senza bisogno di dover controllare ulteriormente. Il mio percorso è andato avanti fino a luglio quando per due settimane non ho controllato, andando a dormire rilassata e tranquilla, senza la necessità di assicurarmi che le tapparelle fossero tutte abbassate. Sono molto soddisfatta del percorso che ho fatto e del risultato che ho ottenuto grazie all’aiuto del Dottor Comello. Riesco ad essere molto più serena, ma soprattutto mi sento sicura di quello che faccio, ricordando le azioni che ho compiuto. Quella che prima era la mia preoccupazione più grande, il mio pensiero durante la giornata di dover fare il controllo la sera, ora non lo è più. Il risultato ottenuto mi permette ora di essere molto più sicura in me stessa nella vita di tutti i giorni, senza ansie e di affrontare ogni situazione con serenità e consapevolezza.


                           M. 24

LA DEPRESSIONE E DUE MESI DOPO LA RINASCITA

Ho conosciuto il Dottor Comello grazie ad un'amica che mi ha informata di un incontro organizzato dal Comune del mio paese. Non stavo bene già da qualche mese, ma ho acconsentito a parteciparvi. Ritengo che niente succeda per caso, infatti quella sera ho capito subito che il Dottore poteva dare una soluzione al mio problema. Il malessere che stavo vivendo mi portava a non curare la mia persona, a non dedicarmi alle piante del giardino a cui prima tenevo molto, ad isolarmi in casa con le tapparelle abbassate e ad avere come unici "amici" il letto e il divano, sul quale trascorrevo diverse ore della giornata senza badare alla casa, alla spesa quotidiana e alla cucina. Doveva provvedere a tutto mio marito, all'ora di pranzo mi chiamava alla tavola già apparecchiata e io mangiavo qualsiasi cosa senza appetito. Malgrado ingoiassi una discreta quantità di cibo, dimagrivo. La sera dell'incontro ebbi modo di parlare brevemente al Dottore del mio problema dicendo che da mesi ormai non vivevo, ma vegetavo. Egli mi rispose di telefonare al numero del suo studio. Dopo la telefonata mi venne fissato l’appuntamento per il colloquio clinico, durante il quale mi sono sentita subito a mio agio udendo il Dottore parlare con voce pacata e rassicurante. Al secondo incontro ho iniziato la cura con lo strumento dell'ipnosi, ho subito avuto fiducia e mi sono affidata ad esso completamente. Via via che procedevo nel percorso mi sono resa conto di stare meglio e ho cominciato ad innaffiare nuovamente le mie piante, a fare piccoli lavori in casa, eccetto il cucinare. In questa terapia ho trovato ottima la relazione con il medico, in grado di trasmettere una sensazione di tranquillità e rilassatezza. La voce e le parole del Dottore durante le sedute hanno fatto "germogliare" in me una nuova condizione di vita personale e interpersonale. Ora, dopo quasi soltanto due mesi, sono rinata alla vita dedicandomi anche alla spesa e ad attività fuori di casa. La terapia continuerà ancora per un po’ per consentire un maggiore potenziamento e la stabilizzazione della situazione di guarigione dalla depressione.

                                   D. 66

UNA CORAZZA MI SEPARAVA DALLA VITA

Il 2015 mi ha messa a dura prova:  ero completamente sfiduciata nei confronti della vita e cosa ancor più grave, avevo perso fiducia in me stessa, unica responsabile di varie scelte sbagliate che avevano condizionato negativamente il mio vivere, il mio essere, conducendomi in uno stato di apatia fisica, psichica e affettiva. Mi resi conto che, stavolta, da sola non sarei riuscita a risalire la china, così ho deciso di rivolgermi al Dr. Comello.  L’efficacia del suo metodo mi era nota sia grazie alla testimonianza di un conoscente sia per aver assistito alla “rinascita” di un amico che, in seguito a un grave trauma, aveva perso se stesso. Già dopo i primi incontri ho iniziato a notare dentro di me dei cambiamenti; assieme al Dottore sono riuscita a mettere in discussione quelle convinzioni negative e, piano piano, a demolire quella rigida corazza che mi separava dalla vita. Le sedute di ipnosi mi hanno aiutata a superare il mio malessere, anche fisico, all’improvviso mi sono piacevolmente accorta di non aver più quel fastidioso mal di stomaco che mi teneva compagnia tutte le sere. Quello che il Dr. Comello mi aveva detto fin dai primi incontri si è avverato: sono stata sempre meglio settimana dopo settimana. Grazie di esistere Dr. Comello.

                           F. 56

DAL CONSERVATORIO ALLA VITA

Mi sono avvicinato a questa esperienza grazie a mio fratello, nel quale ho notato notevoli cambiamenti durante il suo percorso con il Dott. Comello. Ho iniziato perché avevo parecchi problemi relativi a bassa autostima e ansia da prestazione in tutti i campi, ma soprattutto in quello musicale. Pensavo di riuscire a gestirli, ma con l’inizio del liceo e l’intensificarsi del percorso all’interno del Conservatorio apparivano insormontabili e ingestibili. Vedevo le possibilità sparire per colpa dell’ansia, dunque ci ho provato. All’inizio ciò che si è rivelato più difficile è stato prendere consapevolezza di cosa fossero effettivamente questa “ansia” e questo sentimento di inferiorità e di inadeguatezza in ogni situazione, poiché li provavo senza comprenderli. La soluzione l’ho trovata nel cambiare l’atteggiamento con cui mi ponevo nelle situazioni e soprattutto per come mi ponevo durante la preparazione per un determinato obiettivo, dunque nel cambiare il modo di pensare. Avendo acquisito questa consapevolezza, già nelle prime settimane ho notato qualche cambiamento in me che mi ha dato la carica per continuare. Così sono iniziate le sedute di ipnosi basate sulla ricerca della consapevolezza delle capacità della mia mente di saper fronteggiare le situazioni ritenute da me insuperabili: esami, interrogazioni e relazioni interpersonali per esempio. All’inizio ero scettico sulla riuscita di questa impresa, ma col tempo mi sono accorto “involontariamente” che mi stavo esponendo di più e che affrontavo ogni cosa con più calma. Questo lavoro è andato avanti fino a giugno ed è proprio grazie ad esso che sono riuscito ad arrivare sereno alla maturità e affrontarla con una lucidità e consapevolezza che non avevo mai avuto. A questo punto l’altro mio obiettivo era quello di acquisire tranquillità e sicurezza nel suonare il mio strumento in vista del diploma al Conservatorio. Ho continuato le sedute di ipnosi nella posizione come se stessi suonando lo strumento e mi sono subito reso conto di sentire una nuova sensazione e di riuscire a controllarlo meglio. Questo mi ha permesso di diplomarmi col massimo dei voti e di fare il primo passo per realizzare il mio sogno. Sono molto soddisfatto di questa esperienza e soprattutto ne sono grato, senza di essa non avrei questa sicurezza e non sarei arrivato a questo punto.

                               G. 19

DA DIVERSI ANNI NON STAVO BENE … POI LA SOLUZIONE

Da diversi anni non stavo bene; ero sempre stanco, non dormivo bene, non riuscivo a stare in posti affollati, mi dava fastidio andare a fare la spesa. Quando qualcuno veniva a trovarmi la prima cosa che pensavo era: “ma cosa vogliono? Perché non se ne vanno da un’altra parte!” Anche sul lavoro, a contatto con le persone, ero malinconico e arrabbiato; non facevo più le cose di prima e stavo sempre in casa. L’unico posto dov’ero sempre presente, anche se controvoglia, era al lavoro. Sono stato da molti dottori, ma senza nessun risultato. Una sera mia nipote è andata ad un convegno del Dottor Comello e mi ha parlato dell’ipnosi, così ho deciso di prendere un appuntamento. Dopo qualche seduta stavo già molto meglio e adesso esco di nuovo, anche se dormo poche ore mi alzo riposato e con la voglia di fare e di stare in compagnia. Un grazie al Dottor Comello, ora sto bene e non prendo più nessun tipo di medicina.

                                     J. 58

OTITE, TERAPIA ANTALGICA IN UNA SEDUTA

Ho 48 anni e da un anno sono in terapia dal Dott. Comello. Oggi purtroppo sono arrivata affetta da una crisi acuta di otite che da ieri mi ha costretta ad iniziare la terapia antibiotica, ma con ancora un forte dolore a tutta la parte destra del volto, tanto da faticare a parlare e da non riuscire a ridere. Sono entrata in studio con fitte lancinanti all’interno dell’orecchio destro e il Dottore ha basato la terapia odierna sul gestire questo stato infiammatorio. Al termine della seduta la mia parte destra era nuovamente trattabile, mi sono passate le fitte e riesco a muovere i muscoli del volto e, soprattutto, a ridere senza provare più alcun dolore.

                                D. 48