Testimonianze 4

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Alcune testimonianze che raccontano storie di uomini e di donne che hanno avuto il coraggio di affrontare le proprie paure e sconfiggere il disagio, la malattia, a volte la morte.
Brevi frammenti di storie di eroi di tutti i giorni che hanno accolto l'invito a fare della propria esperienza di vita, di dolore e del lavoro insieme, uno stimolo a non arrendersi mai e a cercare, volere sempre una soluzione. Un dono a chi legge, un esempio della meravigliosa sensibilità dell'animo umano.
A loro il mio ringraziamento personale per aver voluto condividere ciò che abbiamo vissuto insieme e che nel tempo ci unisce.

 

Le testimonianze sono firmate con l'iniziale del nome e gli anni al momento dell'invio del testo.

indice - testimonianze 4

  • Compulsività alimentare, fine di un'ossessione
  • Bulimia
  • Dalla fede alla psicoterapia
  • Superare il lutto
  • Ansia senile, un nuovo modo di pensare
  • Dal coma alla vita
  • 11° comandamento, non criticare te stesso
  • Superare il tradimento anche quando gli occhi non vogliono vedere
  • Emicrania: la testimonianza di un papà
  • Non disperare morbida piuma

 

ELENCO COMPLETO delle testimonianze qui

Compulsività alimentare, fine di un'ossessione

Ho conosciuto il Dottor Comello su consiglio del mio dietologo per un problema di compulsività alimentare. Innanzitutto le sedute dal Dottor Comello mi hanno sempre trasmesso una grande tranquillità che dura per giorni. Il risultato che cerco di raggiungere non è tanto riferito alla perdita di peso, ma ad una nuova consapevolezza. Sto imparando ad accettare il fatto che mi piace molto mangiare e cucinare per gli altri. Mangio sempre molto volentieri, cercando però la qualità più che la quantità. Sto ancora lavorando su me stessa per diminuire la quantità di cibo, ma mi sento molto serena. Per incentivare la ricerca della qualità sto anche frequentando un corso per sommelier che mi può aiutare nel mio percorso. Ringrazio il Dottor Comello per la sensazione di pace che sento dentro di me. Il mio peso sono certa che con il tempo diminuirà, ma non vivo più questo come un'ossessione.

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BULIMIA

Ciò che mi ha spinta ad andare dal Dott. Comello è stato il mio ormai non più tollerabile malessere dovuto alla bulimia che oltre ad avermi portata a pesare 70 kg mi rendeva schiava di meccanismi automatici dei quali non potevo più fare a meno. Questi mi portavano all'isolamento e alla disistima verso me stessa che cresceva con il ripetersi di questi meccanismi, compromettendo anche il mio rapporto con gli altri. I meccanismi che entravano in gioco erano: BRAMOSIA- RICERCA (bisogno di affetto), CONSUMO (atto fisico), BENESSERE (post-atto), RIFIUTO-VOMITO (di ciò che ho fatto e di ciò che ho mangiato). Risultato di tutto questo un SENSO DI COLPA che determinava paura di essere giudicata dalla mia famiglia e da altri. La bulimia è roba da ragazzine.  Sarò scoperta? Sarà rimasta traccia del tradimento? Sarà rimasto qualche residuo di cibo nel mio corpo? Non sono degna di amare mio marito, non sono degna dei miei figli, non sono degna della mia bellezza, non sono degna di comprare delle cose per me. Le sedute dal Dott. Comello mi sono servite per PRENDERE COSCIENZA di tutto questo e che se ho sbagliato mi prendo la RESPONSABILITA' e ACCETTO ciò che ho fatto, ma ho  anche delle attenuanti: BISOGNO DI AFFETTO, SOLITUDINE. Mi sentivo come nelle sabbie mobili, dove qualsiasi cosa potessi riuscire a  fare mi sarebbe servita solo a sprofondare più giù.  Mi sento veramente meglio e come mi aveva detto il Dott. Comello, ora riesco a fare cose che prima non riuscivo più a fare. 

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DALLA FEDE ALLA PSICOTERAPIA

Fede come fiducia, speranza, vita. Fede come sentimento d'abbandono totale in Dio, in se stessi, negli altri, nella vita. Fede come viaggio dove il cammino è vero e su di esso una stella polare è regola di navigazione nella parola di Dio. Tale orizzonte di fede è nervatura profonda delle pagine del mio incontro con il Dottor Walter Comello; ha agito come protagonista lungo il sentiero di maturazione da me percorso insieme al Dottore, è stato viatico dal potere trasfigurante che scorre sopra ogni altra parola nel mio itinerario terapeutico. I contenuti della terapia sono stati per me  fiamma altissima che ha invaso le regioni più sotterranee della mia anima, bruciando il deserto  dell'inquietudine e della fragilità, la nebbia dell'insicurezza e della disarmonia di passi senza cielo. M'accorgo d'aver avuto dinanzi un medico che tiene gli occhi miei aperti alla fede, allacciandomi a me stessa e restituendomi all'imperturbabilità d'un equilibrio stoico. Scorgo nel medico un albero  di vita affondante le sue radici più vere nel cielo. E scopro che le sue radici di cielo lo pongono in relazione con un grande figlio spirituale di S. Padre Pio, Mondino Franco, Missionario avente in sè i doni di guarigione spirituale, morale e fisica di Padre Pio. Non si può passare sotto silenzio che il Dottor Comello è tenuto in gran stima dal missionario Mondino. Vero è che io son stata indirizzata al Dottore proprio dallo stesso Mondino. A lei Dottore il più sentito mio ringraziamento per aver disseminato sui miei passi il prodigioso pane della "fede-fiducia" che apre oceani e semina futuro.

                                                 P. 46

SUPERARE IL LUTTO

Ho conosciuto il Dott. Comello a febbraio  in occasione della malattia di mio marito: il 5 febbraio a mio marito è stato detto che per lui non c'era più nulla da fare, un amico me lo ha consigliato  per dargli un po’ di sollievo psicologico. Non c’è stato tempo di fare di più che alcune sedute, mio marito è mancato l'8 marzo: aveva i piedi e l'addome gonfio, era molto affaticato, ma ha voluto lavorare fino agli ultimi  due giorni e non ha mai detto di aver male. Dopo circa un mese e mezzo dalla scomparsa di mio marito, quando avrei messo la testa sotto il cuscino e sarei rimasta a letto tutto il giorno, quando dovevo prendere delle decisioni ed invece giravo per casa senza sapere cosa fare ed ogni momento era buono per piangere e disperarmi, mi sono ricordata del Dottore e ho iniziato un mio percorso terapeutico. Piano piano ho incominciato a mettere a posto le cose, a pormi degli obiettivi seppur minimi. Ho cinquantaquattro anni e sono stata sposata per trentacinque. Ho vissuto in simbiosi con mio marito, eravamo una cosa sola. Ora faccio cose che non avrei mai immaginato di fare da sola, a volte si stupiscono anche i miei figli: mi occupo dell'azienda di mio marito, faccio in media millecinquecento  km. alla settimana (ho sempre lavorato dietro una scrivania).  Sono andata in vacanza in Messico con mia figlia: abbiamo noleggiato un'auto ed abbiamo fatto tremila km.; mio marito non ce l'avrebbe mai permesso. Sicuramente ora affronto le cose con maggior chiarezza e sicurezza. Ci sono ancora i giorni no,  in occasione di certe ricorrenze  o quando riaffiora un ricordo: tutto parla ancora di lui.  Avevo un po’ di acciacchi, dolori vari che all'inizio mi hanno creato attacchi di panico, soprattutto di notte perché ero sola. Ora mi sento bene anche fisicamente, non che non abbia più paura di stare sola, ma ne sono consapevole, come che mio marito non tornerà ed intanto guardo e vado avanti con serenità.

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ANSIA SENILE, un nuovo modo di pensare

Questo scritto ha lo scopo di lasciare una testimonianza riguardo all'esperienza vissuta da mia madre e con  Lei condivisa in questi ultimi quattro mesi, in modo da dare un'opportunità di guarigione anche ad altre persone che soffrono della sua stessa patologia. Mamma, che a luglio ha compiuto 87 anni, fortunatamente è sempre stata una persona piena di energia e di forza vitale. All'inizio del 2014 però sono subentrati piccoli disturbi come strani gonfiori e difficoltà digestive che gli specialisti interpellati hanno attribuito a normali disfunzioni legate all'età avanzata. All'inizio del 2015 purtroppo la situazione è peggiorata poichè mamma ha iniziato a lamentare un insostenibile fastidio alla testa da lei definito come energia bloccata in conseguenza del quale ha iniziato a soffrire di una grave forma di insonnia, il tutto accompagnato da una grande spossatezza fisica e da un calo di lucidità mentale. Le diagnosi dei medici interpellati (otorini, neurologi, geriatri) parlavano di acufeni, arteriosclerosi, problemi circolatori, depressione, con possibilità di guarigione praticamente nulle, in considerazione dell'età. Come rimedio per alleviare i sintomi le sono stati prescritti dei sonniferi e dei calmanti che però non hanno risolto il problema, poichè mamma opponeva resistenza ai farmaci. Nel mese di settembre era stremata dal continuo fastidio in testa e dalla mancanza di sonno e su segnalazione di una ex paziente siamo approdate allo Studio del Dott. Comello che dopo un paio di sedute ha diagnosticato un problema di ansia senile ed ha iniziato con lei un percorso consistente in sedute di ipnosi e piano armonico.  Da circa un mese a questa parte mamma ha iniziato gradatamente a migliorare , un miglioramento continuo e costante fino ad arrivare alla situazione attuale in cui non oppone più resistenza ai farmaci (il cui dosaggio comunque è molto basso) che perciò ora le inducono il sonno, ..il disturbo insostenibile si è trasformato in un leggero ronzio, la lucidità mentale è migliorata e così anche l'astenia, con conseguente miglioramento dell'umore. Il percorso non è ancora finito, contiamo su di Lei, Dottore per la soppressione dei farmaci, in modo che il sonno ritorni ad essere naturale e non indotto, e siamo fiduciose, in considerazione degli ottimi risultati raggiunti, che il miglioramento continuerà. Grazie di cuore Dottore per aver ridato a mamma la possibilità di ricominciare a vivere serenamente.

                            Una figlia per C. 87

DAL COMA ALLA VITA

TRAUMA CRANICO QUANDO AVEVO 7 ANNI

All'età di sette anni sono stato investito da un'auto mentre attraversavo la strada. Sono stato soccorso da papà e dopo il coma sono tornato alla vita. Questo fatto ha portato conseguenze, ad esempio l'insicurezza in me stesso, l'apatia, la depressione. Arrivato alla scuola superiore, dopo i primi mesi di scuola, ho iniziato ad avere problemi fisici e psicologici, mi era passata la voglia di proseguire gli studi ma in qualche modo ho finito l'anno scolastico. L'anno successivo si è ripetuta la stessa cosa e anche quell'anno a fatica sono riuscito a finirlo prendendo anche psicofarmaci. Il terzo anno non avevo voglia di tornarci, ma i miei genitori mi ci hanno fatto andare lo stesso. I primi mesi tutto sommato sono passati bene, ma dopo sono iniziati ad arrivare problemi: avevo l'ansia, non mangiavo più, aumentavano i pensieri brutti e stavo male di continuo. È stato molto difficile arrivare alla fine dell'anno scolastico. Dopo alcune settimane in cui sono iniziati a verificarsi questi problemi, la scuola, in collaborazione con i miei genitori, mi ha consigliato il Dottor Comello. Dal Dottore mi trovavo bene e dopo alcune sedute ho iniziato a riscontrare i primi risultati positivi. Ho continuato le sedute e ho iniziato a riacquisire fiducia in me stesso, a prendere decisioni importanti e affrontare la vita in modo diverso. A settembre ho preso la qualifica e non avevo più intenzione di andare a scuola, ma i miei genitori mi hanno obbligato. Così ci sono andato i primi 3 giorni e poi con l'aiuto del Dottor Comello sono riuscito a far capire loro la mia intenzione di non proseguire gli studi. Ora sto bene, i brutti pensieri sono un ricordo, non prendo più farmaci, ho ripreso in mano la mia vita e tra pochi giorni inizierò a lavorare in un ristorante.

                                  M. 17


TESTIMONIANZA DI UN PAPA’ 

Tutto inizia il 18 luglio 2005. In una famiglia dove non mancava nulla, ecco come in un attimo può crollarti il mondo addosso; mamma, papà e due figli, uno di quattro anni D. e l’altro di sette anni M. Quel giorno M. doveva attraversare la strada regionale per portare il gelato al suo fratellino, ma una macchina lo travolse sulle strisce: soccorso immediatamente, M. subì un forte trauma cranico e rimase in coma per diversi giorni. Al suo risveglio M. non era autonomo e dovette riabilitare il suo fisico a camminare e a muoversi. Nei vari mesi di rieducazione alla vita nessuno ci consigliò di affidarci ad uno psicologo e negli anni successivi M. iniziò a manifestare sempre maggiore insicurezza, solitudine, rabbia, sfiducia e, soprattutto, non voleva staccarsi dalla famiglia. Rinunciava alle gite scolastiche, si allontanava dai suoi compagni e manifestava disagio in caso di assenza dei genitori o dei nonni.  Iniziata la scuola superiore, tutto filò liscio per i primi tre mesi, ma a dicembre iniziò a lamentare dolori ad una gamba; terminate le vacanze natalizie non voleva più rientrare a scuola e, mandato a forza, iniziò il suo secondo calvario. Dovemmo portarlo in Pronto Soccorso lo stesso giorno perché non camminava più e per due mesi usò le stampelle, mentre venivano effettuati tutti gli accertamenti.  Esclusi i problemi articolari e reumatici, lo portammo da un neuropsichiatra che risolse il suo problema nell’immediato, ricorrendo a psicofarmaci. Dopo soli tre giorni di terapia M. camminava di nuovo e in posizione eretta. Il suo problema era psicologico e M. era riuscito a bloccare la parte destra, la parte che, dopo l’incidente, secondo i medici non avrebbe più mosso se si fosse salvato. La terapia è proseguita per diversi mesi, andando a ridurre gradualmente la dose dei miorilassanti, M. terminò con esito positivo il primo anno di scuola e frequentò il secondo anno un po’ più serenamente. Purtroppo il terzo anno è rientrato in crisi profonda e, alla fine del primo quadrimestre era nuovamente in crisi depressiva e in stato di apatia, soffriva di crisi d’ansia e paura della morte per sé e per le persone care. Su consiglio della scuola, abbiamo contattato il Dott. Comello e M. ha iniziato la terapia dell’ipnosi a fine aprile 2015, a maggio è riuscito a recuperare le materie e a terminare con esito positivo il terzo anno scolastico. A settembre ha superato anche l’esame di qualifica per sala/bar, ma ha deciso di interrompere la scuola e di andare a lavorare. Ha contattato personalmente l’albergo presso il quale sta svolgendo quattro mesi di tirocinio. Il ragazzo ha acquisito una sicurezza che forse non aveva mai avuto, è molto deciso, sorridente e sereno. Si è lasciato alle spalle lo stato di apatia e le sue paure, combatte per far valere le sue decisioni ed i suoi pensieri. A volte il rapporto tra genitori e figli viene sottovalutato, i genitori pensano che se i figli hanno tutto, sono più felici e diventa tutto semplice. Ciò che ho imparato da M. in questi tre anni è meraviglioso e mi ha dato l’ennesima lezione di vita, soprattutto a me, padre, che volevo a tutti i costi che mio figlio raggiungesse i miei sogni e gli obiettivi da me inconclusi: non avendo il diploma di scuola superiore, costringevo lui con la forza ad andare a scuola, nonostante in due o tre occasione avesse manifestato anche il desiderio di togliersi la vita. Nel mese di settembre ho iniziato ad ascoltare M. e a capirlo, questo grazie al Dott. Comello; da tempo mio figlio cercava di comunicare ed io lo sentivo, ma non lo ascoltavo. Pensavo che con il tempo tutto si aggiustasse, ma il tempo stava per portarmelo via. Ho deciso di scrivere questa testimonianza perché finalmente abbiamo trovato la serenità di una famiglia che crede nei sogni dei propri figli. Al momento dell’incidente ero presente ed ho salvato mio figlio praticandogli la rianimazione artificiale sul posto. Oggi vedere M. libero di gioire mi gratifica, mi dà la forza necessaria per essere sempre positivo. Iniziare un percorso tutto naturale con un professionista come il Dott. Comello per noi è stata una grossa opportunità e siamo onorati di poterla condividere con chi soffre in silenzio, con chi non ha più autostima, con chi non crede in se stesso. Non ha prezzo vedere M. settimana dopo settimana riprendersi la propria autostima e personalità. Grazie.

                             Il papà di M. 17

11° comadamento, non criticare te stesso

Con grande fatica, ma altrettanta soddisfazione sono riuscita a raggiungere una posizione professionale di responsabilità all’interno della mia azienda. Ma con la responsabilità del ruolo sono subentrati impegni istituzionali che mi portavano a dover parlare ad un pubblico numeroso, piuttosto che a partecipare ad incontri di lavoro con persone spesso poco conosciute. E se all’inizio tutto poteva essere stimolante, nell’ultimo anno ho iniziato ad avere seri problemi nel trovarmi di fronte ad una platea di persone, tanto da non riuscire più a parlare oltre che a simulare malori per poter giustificare questi miei improvvisi blocchi. Ormai ad ogni occasione mi era indispensabile trovare soluzioni alternative per farmi sostituire. Più complicata invece la gestione degli incontri di lavoro dove il mio contributo si era completamente azzerato per lasciare spazio ad un mutismo non comprensibile agli occhi degli altri. Ansia, cefalea tensiva, episodi di labirintite, psoriasi, gastrite e utilizzo di psicofarmaci mi hanno accompagnato con costanza. Difficile raccontare in poche righe tutte le esperienze negative e dolorose che la vita mi aveva ripetutamente riservato e per questo ancora di più non riuscivo a capacitarmi di quanto mi stava succedendo. In fin dei conti questo lavoro rappresentava una delle più grandi soddisfazioni della mia vita quindi mi risultava difficile capire queste mie inspiegabili reazioni. In questa situazione ho conosciuto il Dr. Comello e tutto quello che è arrivato dopo è stato veloce e inaspettato. Mi ha portato a rivedere la mia vita sotto un’altra angolazione. Mi ha portato a capire che un giardino pieno di ortiche può essere un giardino pieno di quei fiori che a me piacciono tanto. “Don’t criticize what you don’t understand son, you’ve never walked in that man’s shoes”. Questa frase di un mio mito dell’adolescenza mi ha accompagnato per lungo tempo. L’ho scritto in ogni mio diario e agenda, anno dopo anno. Incredibile! Eccolo il mio problema! L’ho sempre portato con me senza riconoscerlo. Non sono state le situazioni dolorose che ho vissuto a lavorare dentro di me, bensì il timore del giudizio degli altri e ancora di più il mio severo giudizio nei confronti di me stessa, per come ho vissuto le mie esperienze di vita in un contesto di valori e convinzioni molto forti. Ora mi sento diversa. Ho persino iniziato a “prendermi un po’ in giro” e mi stupisco della velocità con cui questo mio cambiamento sta avvenendo. Ho provato l’esperienza dell’ipnosi e se non avessi vissuto in prima persona certe sensazioni non potrei credere a chi volesse raccontarmele. Ora sono certa che questa è la strada giusta per ritrovare la serenità insieme alla grinta ed alla determinazione che sono mie e che mi permetteranno  di vivere bene, di prendere decisioni importanti, di non aver paura dei cambiamenti  e di affrontare le prove che nella vita si presenteranno ancora, siano esse positive o negative e così riuscirò ad affrontare quelle cento persone davanti a me che aspettano le mie parole.

                                               G. 47

SUPERARE IL TRADIMENTO ANCHE QUANDO GLI OCCHI NON VOGLIONO VEDERE

Era il 5 gennaio 2011 quando scoprii che mio marito mi tradiva. Non posso descrivere come mi sentii in quel preciso istante, come se la mia vita si fosse spenta, proprio come spegnere un interruttore. Mi sentivo spaesata, confusa. Nonostante il mio sorriso di fronte agli altri, dando una parvenza di donna senza problemi e serena, dentro di me vi era una ferita profonda, un dolore che mi faceva stare tanto, tanto male. Mi sentivo su un canotto in mezzo ad un oceano, sola. Questo fatto mi colpì gli occhi provocandomi un tic nervoso, creandomi un ulteriore disagio. I miei occhi continuavano a chiudersi e non volevano più guardare il mondo. Anche quando uscivo in compagnia non mi sentivo più “IO”, gli occhi erano pesanti e tristi, così come lo sguardo e l’umore. Non avevo più entusiasmo, voglia di fare; preferivo stare da sola, cosa che non rispecchiava certamente il mio carattere, sempre allegro, sorridente, solare. Mi rivolsi a due neurologi. Il primo mi disse che si trattava di un disturbo causato dallo stress e denominato “tipo blefarospasmo”. Mi diede delle gocce antidepressive e devo dire, in tutta onestà, che funzionarono già dopo 2/3 giorni, ma appena le sospesi il problema si ripresentò nuovamente. Il secondo, mi prescrisse tanti, ma dico tanti, esami clinici per poi sentirmi dire “lei è sanissima”. Una sera di agosto del 2015 venne a trovarmi una mia carissima amica, al corrente di tutto. Vedendomi con questo continuo fastidio agli occhi mi disse: “io so chi ti può aiutare”. Mi diede il nome del Dottor Comello spiegandomi come quest’ultimo curasse con l’ipnosi. Subito dopo le vacanze estive lo contattai e lo vidi per la prima volta il 30 settembre. Dopo i primi colloqui, che già mi aiutarono, iniziò con l’ipnosi. Che dire, ora sento una sensazione di benessere, di voglia di vivere, di serenità con me stessa, con gli altri e luce nei miei occhi. Sono tornata ad essere “IO”. Seguendo i consigli del Dottor Comello vedo tutto ciò che mi ha ferito da un diverso punto di vista. Sono passati due mesi e dopo quattro anni e mezzo guardo la vita di fronte a me con entusiasmo.

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emicrania: la testimonianza di un papà

Il calvario per la mia famiglia è iniziato nell’ultimo semestre dell’anno scolastico 2010-2011, quando E., in quinta elementare, ha iniziato una lenta discesa verso la notte oscura del dolore cronico.  Sporadici episodi di emicrania registrati a partire dai 3 anni si sono intensificati fino a permeare  ogni momento del giorno e della notte: tutti ci siamo imbevuti di una sofferenza invisibile e insieme persistente, ostinata, greve.  La stagione dei pellegrinaggi in giro per l’Italia è iniziato nel 2012 in centri cefalee, ospedali pediatrici, studi privati più o meno esclusivi e dispendiosi; le miscele farmacologiche sperimentate hanno spaziato dagli antidepressivi ai cannabinoidi, trasformando il mal di testa senza farlo scomparire, aumentando l’isolamento sociale e il senso di diversità che tutti noi percepivamo sempre di più come una condizione irreversibile della nostra quotidianità malata.  Dopo una crisi di rigetto da overdose di farmaci, dopo avere superato una linea di confine oltre la quale vivevamo la posologia come una lenta alchimia distruttiva, mortifera abbiamo giurato a noi stessi che mai avremmo abusato di sostanze chimiche per punire il mal di testa di nostro figlio acuendolo. Il neuropsichiatra infantile che conosce E. da quando era piccolissimo ci consiglia con pudore l’ipnosi come alternativa di cura e il Dott. Comello come un professionista capace di provocare cambiamenti radicali, miglioramenti inaspettati.  Così, a febbraio 2015, tre anni esatti dopo la prima visita presso un neurologo specialista in cefalee, siamo approdati in Via Po, al fondo di un porticato pieno di giovani studenti e mendicanti,  odore di aperitivi e di kebab e una miscela di stanchezza e trepida speranza.  L'intesa con questo signore dallo sguardo acuto e immobile è stata immediata, empatica: ho avuto la sensazione di avere raggiunto un approdo. E così è stato.  E. dopo la prima seduta ha saltato di felicità, chiamato i compagni per dire loro che entro la primavera non avrebbe più sofferto di mal di testa, ha scaricato mille pensieri che non avevano fino ad allora trovato una via di fuga. Il nostro pianto liberatorio ha restituito al mondo tutta l'impotenza accumulata in tre anni. Il percorso non è stato sempre lineare, ma la promessa di una totale remissione dal dolore entro al primavera è stata pienamente mantenuta.  Oggi E. come un bagnante infreddolito si sta immergendo nelle acque della instabile, pericolosa e aggrovigliata vita di un qualunque adolescente, noi stiamo imparando ad abituarci alla normalità,  cosa più difficile che affrontare un'emergenza, dopo tutto questo tempo buio.

                                                    Il papà di E. 15

non disperare morbida piuma

Quello che mi ha portato dal Dott. Comello è ciò che otto anni fa ha cambiato la mia vita con un susseguirsi di malesseri fisici e psicologici. Tutto ha inizio nel 2007 quando mi diagnosticarono e venni operata per un tumore celebrale. L’intervento andò bene e anche la ripresa andò nei migliore dei modi. La mia forza d’animo e il mio carattere solare mi aiutarono ad affrontare la malattia, l’intervento e la convalescenza. Ma a distanza di poco più di sei mesi dall’intervento accadde ciò che mai avrei potuto immaginare, ciò che mi sconvolse la vita, ciò che mi scatenò un senso di colpa che mi accompagnò per tanti anni. Mio padre morì. Mio padre si suicidò e fui io a trovarlo. Non potrò mai avere una spiegazione per quel gesto, so solo che mi sentii inizialmente abbandonata nel periodo più difficile della mia vita. So solo che inizialmente provai rabbia. So solo che dopo la rabbia si scatenò il più grande dei dolori. Un dolore che fece nascere in me il senso di colpa, un senso di colpa logorante. Inconsciamente mi incolpavo del gesto di mio papà. Sapevo che da quando ero bambina mio papà aveva più volte sofferto di quello che chiamavano “esaurimento nervoso”, ma di quell’ultimo estremo gesto incolpavo me stessa, la mia malattia. Inconsciamente mi dicevo che era la mia malattia la causa della sua depressione. La mia malattia lo aveva gettato nella disperazione più nera e l’aveva spinto al suo gesto disperato. Nonostante la razionalità mi “discolpasse” da ciò, il mio fisico invece rispose diversamente. Fu così che iniziai ad avere sempre più problemi intestinali; coliti, crampi e coliche mi accompagnavano continuamente. Visite su visite con sempre la stessa diagnosi di colon irritabile,  ma mai una soluzione. La situazione iniziò a peggiorare quando iniziai una relazione con un uomo della mia età. Un uomo separato con due figli. Lui non riusciva a gestire la situazione con la ex compagna, che non accettava la separazione e continuava ad aspettare che lui tornasse a casa oltre a mettere i bastoni tra le ruote alla nostra relazione mettendomi contro i loro figli; lui non riusciva a gestire il rapporto con la figlia più grande che non voleva saperne di me ne tantomeno accettare che il suo papà fosse fidanzato con una donna che non fosse sua mamma. Per tre anni ho accettato tanti compromessi per il bene dei suoi figli. Per tre anni ho vissuto nell’ombra per creare meno problemi possibili, accontentandomi delle briciole e permettendo a lui di continuare a “giocare” alla famiglia felice con l’ex compagna perché incapace di chiudere e definire il rapporto con lei. Accontentandomi delle briciole perché prima di me c’erano i figli, la ex compagna, la passione per il ciclismo e gli allenamenti in bici, gli amici… L’amore per lui mi dava la forza di accettare e sopportare tutto, nonostante la mancanza di serenità che mi tormentava, nonostante il senso di solitudine che mi logorava. Fino a quando il mio corpo mi diede uno stop e venni operata d’urgenza per una peritonite acuta al colon dovuta ad una diverticolite. Per sei mesi sono entrata ed uscita dagli ospedali perché continuavo ad avere problemi di salute, perché i medici non riuscivano a trovare la cura adatta e intanto dimagrivo, dimagrivo… E la persona che mi sarebbe dovuta stare più accanto in realtà non lo fu affatto. L’uomo di cui ero innamorata non mi diede il minimo aiuto morale o psicologico. Era troppo distante e troppo “indirizzato” verso i suoi problemi e le sue esigenze per dedicarmi un po’ più del suo tempo. Fu proprio a causa della mia debolezza fisica e della mia insoddisfazione e infelicità che mi resi conto che stavo perdendo il mio equilibrio psicologico. Fu tutto ciò che mi spinse a guardarmi dentro e a prendere una decisione, la decisione di chiedere aiuto. E così chiesi aiuto proprio al Dott. Comello. Con lui ho intrapreso un percorso che mi ha aiutata ad affrontare i miei sensi di colpa verso mio papà. A fare pace con un papà che non ha avuto la forza e il coraggio di proseguire nel suo viaggio chiamato vita. Con lui ho intrapreso un percorso che mi ha aiutata ad affrontare le mie insicurezze, che mi ha fatto credere in me stessa, ma soprattutto che mi ha insegnato a volermi bene. Quando ho imparato a volermi più bene ho capito che meritavo di avere accanto un uomo che mi amasse e mi dedicasse il suo tempo, un uomo che mi fosse vicino e su cui fare affidamento, non di un uomo egoista che mi succhiava tutte le energie e tutta la serenità. Ho capito che a tutte le discussioni inutili con lui e a tutte le parole perse nel vento doveva seguire una decisione e un’azione. La decisione di troncare una relazione senza futuro. Una decisione di puro egoismo presa per ritrovare la mia serenità e una nuova strada. Ora sono consapevole di aver ritrovato la voglia di proseguire un passo per volta verso la strada che mi porterà dove vorrò andare io e non dove gli altri vogliono che io vada. Ringrazio il Dott. Comello per avermi fatto trovare e conoscere una nuova me stessa e avermi dato il coraggio di cambiare strada. Desidero chiudere il mio pensiero con la frase di una poesia che amo, scritta per me da un carissimo amico durante la mia malattia: Non disperare morbida piuma, alza la testa, respira e allontana soffiando quest'inutile angoscia”.            


                                               E. 41