Testimonianze 11

IN QUESTA AREA DEL SITO

Alcune testimonianze che raccontano storie di uomini e di donne che hanno avuto il coraggio di affrontare le proprie paure e sconfiggere il disagio, la malattia, a volte la morte. 
Brevi frammenti di storie di eroi di tutti i giorni che hanno accolto l'invito a fare della propria esperienza di vita, di dolore e del lavoro insieme, uno stimolo a non arrendersi mai e a cercare, volere sempre una soluzione. Un dono a chi legge, un esempio della meravigliosa sensibilità dell'animo umano. 
A loro il mio ringraziamento personale per aver voluto condividere ciò che abbiamo vissuto insieme e che nel tempo ci unisce.

 

Le testimonianze sono firmate con l'iniziale del nome e gli anni al momento dell'invio del testo.

INDICE - TESTIMONIANZE 11

  • Ansia e attacchi di panico, dalla diffidenza alla soluzione
  • Vertigini, il peccato dal quale fuggire 
  • Pedofilia e sclerosi multipla, ma ora la vita è meravigliosa
  • Ansia e insicurezza, da attore a regista, anche della propria vita
  • Abuso e inadeguatezza, un nuovo senso alla vita
  • Emicrania e crisi epilettiche, da una stanza al buio alla luce 
  • Ansia e molto di più, tanti anni di malessere guariti in un soffio
  • Le parole sono semi, la mente è terra ... e diventano un meraviglioso giardino
  • Anoressia, io e la mia malattia
  • Emicrania e ansia, tutto è diventato un ricordo

 

ELENCO COMPLETO delle testimonianze qui

ansia e attacchi di panico, dalla diffidenza alla soluzione

Sono riluttante alla terapia psicologica perché non vedo come possa essermi di aiuto fare ricorso – a pagamento – ad uno sconosciuto per risolvere le mie inquietudini. Peccato che io stia manifestando sintomi sempre più imponenti che non hanno nulla di patologico ed il mio medico di base, così come la cardiologa, mi abbiano suggerito di rivolgermi ad uno psicologo visto che l’aiuto proposto dal neurologo è utile, ma io non intendo ingerire badilate di farmaci che mi fanno stare bene come una coperta calda d’inverno. Io voglio la primavera, non il plaid. Mia cognata mi parla di terapia in ipnosi dopo aver assistito ad una interessante conferenza al Circolo dei Lettori. L’idea mi incuriosisce e mi attizza e mi sembra un buon compromesso. Ormai decisamente impaurita dagli attacchi di ipertensione e panico decido di provare. Telefono allo Studio del Dr. Comello e mi risponde una professionale e cortese signora che mi fissa un appuntamento; la prima impressione diretta è decisamente positiva. E’ fatta! Accendo il radar e parto. Lo studio è gradevole, caldo ed accogliente e mi sento da subito un ospite gradito al quale viene offerto un caffè da sorseggiare sul divano ascoltando musica classica a volume non invadente. Potrei rilassarmi io che respiro meglio ascoltando gli ACDC a volume da discoteca. Purtroppo mi scontro immediatamente con una richiesta che non posso rifiutare: i test. Li odio e li compilo svogliatamente dimenticandone sempre un pezzo e trascurandone volutamente altri. Mi mettono a disagio perché so di dare risposte contrastanti e che tra le domande innocue di copertura c’è quella che servirà ad identificarmi per bene e io non capisco quale sia. Ci vogliono almeno tre sedute per completarli e nulla smuove né il Dr. Comello né Patrizia, la sua assistente, quando sostengo che ci sono risposte che meritano una crocetta proprio a metà fra il sì ed il no. Niente, devo scegliere e alla fine cedo, mi tappo il naso (virtualmente) e lo faccio. A test completati esprimo un desiderio: “ora i test li ho fatti, ma non me li faccia vedere mai più”.  Non batte ciglio e posa l’incarto sopra (o sotto, o in mezzo non lo so) ad una pila di altri simili. Che sollievo! Il rapporto fra psicologo e paziente deve essere di fiducia e io giuro che mi fido. Non racconto bugie, non ricordo di aver nascosto nulla, sono trasparente insomma, ma evidentemente sono in agguato come un felino a caccia. Il filo con il topino di pelo è la scrittura, il mio mezzo privilegiato di comunicazione, quello puro, non aggressivo, pulito, magari a volte ironico e a volte melenso, ma mio. Io amo scrivere, poco importa se lo faccio bene o male; lo faccio perché è il mio modo di esprimermi al meglio, di perdermi nel tempo e nei sogni, ma anche di rendere più chiara la realtà. E scrivo, scrivo tanto, ad ogni seduta uno scritto diverso, a volte generico, a volte più intimo, a volte facile da leggere e approfondire ad alta voce, a volte proprio no.  Ma lo supero quell’inutile pudore e leggo e rivivo tutto. Intanto gli attacchi di panico cominciano a diradarsi e la pressione a stabilizzarsi. Non ricordo dopo quale lettura e non sono mai riuscita ad intuire con quale artificio sia riuscito a richiamare la mia attenzione sulla pila dei test, ma l’ho guardata, suppongo di averla indicata con il dito e credo di aver dichiarato spontaneamente che di quegli odiosi test tutto sommato avrei anche parlato. Non ha battuto ciglio e ha estratto il mio incarto. Parlarne non è stato difficile come pensavo e i risultati sono arrivati in un amen, ma in ambito molto diverso da quello dell’ansia, da farsi venire l’ansia per la rapidità, quasi una magia. Magia o no è bastato modificare una convinzione sbagliata, cambiare il modo di pensare e una copia nuova è risorta dalle proprie ceneri: la mia. Finalmente giunge il tempo dell’ipnosi. Il divano è comodo e i rumori di sottofondo della strada aiutano il rilassamento. Faccio fatica, non lo nego e mentre dovrei svuotare la mente e sciogliere i muscoli vengo circondata e assalita da pensieri inutili. Una sorta di giostra frenetica per non lasciare andare come dovrei. Poi, un giorno alla richiesta di sentire la mano sinistra leggera fluttuare nell’aria la mano ha un fremito, è leggera davvero, ma io non voglio che lo sia. Si alza e io punto le dita in basso per mantenere un contatto. Il polso si alza e anche la mano mentre le dita cercano risolutamente il divano. Poi, lentamente, molto lentamente il distacco si manifesta e il braccio si fa gli affari suoi. Continuerà a volare e verrà il giorno in cui al salir del braccio scenderanno le lacrime senza una ragione apparente, ma scenderanno finalmente a sciacquare via qualche altra ansia e a sciogliere il cemento di altri muri. Il tempo passa e con lui gli attacchi di panico e nasce una nuova consapevolezza, forse addirittura una nuova conoscenza. Lo ammetto, ad un certo punto della terapia ho avuto la sensazione di essere stata presentata a me stessa con tutte le mie debolezze, ma anche con i talenti che non sapevo di avere. E’ stato un viaggio intenso, un gran bel viaggio. Capita ancora, per quanto raramente, che il cielo si rannuvoli un po’ e che io senta come un rombo di tuono che mi annuncia il vento del panico, ma ormai passa sempre, torna il sereno e ogni volta mi sento un po’ più sicura nel lasciare andare e volare in altri cieli. Il tono fino a questo momento è stato leggero, ma chi ha provato l’oscurità degli attacchi di panico sa quanto siano limitanti e dolorosi. C’è stato un tempo, prima di iniziare la terapia durante il quale ho pensato che non ne sarei mai uscita, che la mia vita fosse compromessa definitivamente e di non avere prospettive. Ritengo di aver lavorato con determinazione e di essermi messa in discussione, ma non avrei potuto uscirne senza il supporto che ho ricevuto, mai avrei potuto risolvere problemi che avevo sepolto così in profondità da non riuscire neppure a capire quanto fosse importante vangare, spalare e dare aria a radici per far rifiorire un albero intero. Tutto questo lo devo al Dr. Comello che senza girarci intorno mi ha dato gli strumenti per capire che la strada è illuminata con un sacco di colori diversi e suggerito sguardi nuovi anche per i tratti oscuri. Ciò che maggiormente mi ha stupita ed incantata è stata la sua capacità di uscire dagli schemi e l’umanità che riesce a coniugare con una professionalità unica. A Patrizia, la sua assistente, va la mia ammirazione per l’innata capacità di accoglienza di una perfetta padrona di casa. Ancora grazie!

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VERTIGINI, IL PECCATO DAL QUALE FUGGIRE

Mi sono avvicinata al Dottor Comello così come sono: diffidente ed impaurita. Da circa un anno subivo, in modo continuo, i più svariati malesseri fisici che la medicina tradizionale indagava senza darmi spiegazioni e cure esaustive. In realtà da anni soffrivo per tutta una serie di sintomi che si alternavano prendendosi gioco di me e del mio corpo: stanchezza estrema, contratture ed esauribilità muscolari, cefalee, cistite interstiziale, pericardite, tachicardie, affanni, sonno disturbato e tantissima ansia che mi rendeva la normale quotidianità una battaglia continua, prosciugandomi in modo costante ed erosivo. Da ragazza – ora ho 43 anni – avevo sofferto di attacchi di panico e da allora le benzodiazepine sostano sul mio comodino e nella mia borsa. Il mio malessere emotivo aveva iniziato a trasformarsi in sofferenza fisica fin dall’adolescenza, trovando terreno fertile nella stretta connessione mente-corpo che mi caratterizza da sempre: molteplici disturbi psicosomatici mi hanno sempre accompagnata nei periodi difficili della mia vita, non sempre equilibrata nei miei comportamenti, nonostante il mio grande senso del dovere e di responsabilità acquisiti come valori nella mia educazione. Quando ero ragazzina, avevo sofferto parecchio per essere stata lasciata sola, all’interno di una famiglia tradizionale, accanto ad una madre con problemi di alcolismo; da adolescente esprimevo il mio odio verso la famiglia e me stessa attraverso atteggiamenti provocatori e pericolosi nelle relazioni con i ragazzi; da giovane donna ero stata sopraffatta dagli attacchi di panico e da problemi nell’ambito della sfera sessuale, per risolvere i quali ero di nuovo caduta in scelte sbagliate e dannose per le persone che mi amavano, tradendone la fiducia. Ero poi riuscita a raggiungere una certa stabilità emotiva iniziando una nuova vita con mio marito e successivamente i nostri figli, ma senza mai raggiungere un giusto equilibrio, poiché ho sempre anteposto un rigido senso del dovere ed un rigoroso controllo su me stessa, per paura di ricadere in comportamenti poco corretti e distruttivi, privandomi così del normale piacere che dovrebbe accompagnare la vita di una giovane donna che diventa madre. Nell’ultimo anno la situazione era inspiegabilmente precipitata e per mesi ho vagato tra svariati medici, compresi psichiatri, psicologi, naturopati e iridiologi, senza alcun sollievo, anzi pareva una guerra senza fine. Lottavo dalla mattina alla sera per sostenere una normalissima vita di madre, moglie, lavoratrice. Finché il mio corpo ha trovato l’unico sintomo che mi ha costretta all’immobilità: le vertigini. In quel periodo avevo da poco contattato, su suggerimento di un’amica, il Dottor Comello. Lo avevo incontrato poche volte prima di un’interruzione estiva e, fino al mio crollo dovuto alle vertigini, non mi ero davvero messa in gioco perché aveva prevalso la mia naturale diffidenza e paura: verso di lui, ma soprattutto verso me stessa. Perché in realtà sapevo, sentivo, che lui era la persona giusta, dopo altre esperienze di psicoterapie che mi avevano lasciata a bocca asciutta, raggiugendo, sì, un grado di consapevolezza di me stessa che pensavo fosse quello finale, esaustivo, ma non di certo risolutivo per i miei problemi fisici. Quando infine, dopo essere scappata per i miei soliti timori e la mia ritrosia nell’affrontare i miei conflitti (rimandando alcuni appuntamenti) ho deciso di fidarmi e di affidarmi a lui - che era sempre e comunque rimasto accogliente e in attesa della mia disponibilità a vivere questa nuova esperienza, questa opportunità di guarigione - le cose hanno iniziato a cambiare, con mia grande sorpresa e con suo sincero piacere. Alla prima seduta di ipnosi ho opposto resistenza, non ero ancora pronta: per la natura dei miei vissuti e problemi che vertevano su una grande incapacità di lasciarsi andare, questa seduta pareva l’antitesi della soluzione che mi ero immaginata. Ma il Dottore non ha mai desistito, è sempre rimasto fermo nella sua disarmante certezza di sapermi aiutare, nella sua fiducia nelle mie e naturalmente sue capacità di interagire per raggiungere verità accettabili. Il blocco stava in effetti lì: nella non accettazione di una parte di me stessa che per anni ho sempre negato, soffocato, imprigionato, rendendomi inflessibile e rigida di fronte a molti aspetti piacevoli della vita che ai miei occhi parevano il male assoluto, il peccato dal quale fuggire. Ma ammettere, accettare, non vuol dire per forza poi agire o agire male. Questo lui mi ha sempre ripetuto. Perché quando non si ha più paura di ciò che rinneghiamo, quando smettiamo di allontanare da noi stessi una verità o una identità che ci appartiene, questa cessa di perseguitarci, e riusciamo ad integrarla in noi in modo più naturale, rendendo finalmente invano il rovinoso confitto, che nel mio caso mi aveva sempre fedelmente accompagnata. Ma come raggiungere questo sorprendente traguardo di armonia che il Dottore sempre mi prometteva davanti alla mia incredulità? Affidandosi a lui. Il Dottor Comello sa sempre qual è la cosa giusta da dire o fare, nel momento giusto e nel modo appropriato del percorso terapeutico. Lui si prende cura di me, dei suoi pazienti, e credo che li abbia realmente a cuore, perché lui è davvero così, sempre, è proprio lui uomo che ci sta davanti, non solo lui dottore. Ero abituata ad una barriera tra me e il medico di turno, di solito ci separava una scrivania, o uno strumento diagnostico che segnava un confine netto tra il curante e il curato, creando quella comfort zone che mi rassicurava ma non mi guariva. Il Dottor Comello invece, spiazzandomi, utilizza le parole dando loro una reale fisicità, come se fossero appunto semi che germogliano, lui agisce, la relazione anche con la giusta prossemica, con l’ipnosi: la vicinanza che tanto ho sempre temuto in molteplici occasioni della mia vita, è la chiave di svolta, nel mio caso, della relazione tra me e il Dottore, che mi sta portando finalmente nella giusta dimensione della mia vita. Lui sa sempre essere più coraggioso, più forte del suo paziente, per condurlo pazientemente ma con convinzione dove regnano quelle paure che, nella mia esperienza, immobilizzano. Ho spesso avuto la sensazione, lì per lì durante la seduta di ipnosi, che il Dottore agisse paradossalmente contro le mie fragilità e invece mi sono poi sempre sbagliata: lui sa come e dove accompagnare i suoi pazienti per raggiungere un reale cambiamento. Dopo la seconda seduta di ipnosi c’è stata, per me, una svolta decisiva. Ero incredula degli effetti provati nei giorni successivi, direi quasi esterrefatta, poiché ho sempre avuto una grande consapevolezza e un buon controllo su me stessa e i risvolti sono stati stupefacenti. Sono arrivata a quella seduta letteralmente barcollante: ero sopraffatta dalle vertigini, camminavo sempre accompagnata da qualcuno, non guidavo, non avevo più energie per i miei figli né per il lavoro. Ma fin dalla mattina successiva e nei giorni seguenti ho iniziato piano piano a prendere l’auto, ad andare a camminare da sola, ma soprattutto sentivo una energia mai provata prima, un senso di completa armonia e pienezza con me stessa mai sperimentata. Mi sentivo IO. Pienamente e finalmente IO. E la cosa che più mi ha scossa è stato un cambiamento in una mia abitudine che mi ha dato la conferma che finalmente avevo trovato il Dottore giusto, o meglio la persona giusta, interessata realmente a raggiungere insieme a me dei risultati. Da quando ero bambina ho sempre tenuto diari e agende, ho sempre scritto di me, degli altri, della vita, dei dolori e delle felicità che quotidianamente ci accompagnano. Ho centinaia di pagine scritte a mano e successivamente al PC: si tratta sempre di prosa. Dopo la seconda seduta di ipnosi ho invece iniziato a scrivere incredibilmente in versi, quasi poesie: uno stile di scrittura a me sconosciuto. Si tratta di testi istintivi, finalmente poveri di riflessioni razionali, che spesso arrivano alla mia mente di notte sotto forma di un’unica parola o immagine o sensazione, con una grande impellenza di essere messe nero su bianco, e le frasi fluiscono libere viaggiando dalla mia mente alle mie dita che battono i tasti del computer con una grande emozione liberatoria, con una soddisfazione e una gioia indescrivibili. Mi è capitato anche di scrivere di getto, con la mente a metà tra la veglia e il sonno, annebbiata e allentata il giusto, lasciandomi piacevolmente trasportare dalle parole, che poi non ricordo rileggendo: la sensazione è davvero bellissima.  Prima, nella prosa, ingarbugliavo inutilmente i pensieri, li imprigionavo ancora di più rimuginandoli e appesantendoli. Ora nella poesia libero le riflessioni, le evocazioni, le emozioni che nascono, ne sono sicura, dalle parole-seme del Dottore che sa come farmi accedere a questa nuova me stessa che continua a stupirmi. Perché le parole non si fermano lì, sul foglio. No: generano nuovi atteggiamenti che piano piano stanno cambiando finalmente il mio modo di essere. Il Dottor Comello mi sta restituendo una nuova me stessa. Lui fin dall’inizio ne era sicuro ed io non credevo in questa sua certezza. Ora continuo a stupirmi, ma affidarmi a lui sta diventando più semplice, nonostante il mio timore nel lasciarmi andare. Perché non è solo un Dottore dietro ad una scrivania: è realmente un uomo interessato alla vita dei suoi pazienti, alla mia, senza alcuna finzione di ruolo.

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PEDOFILIA E SCLEROSI MULTIPLA, MA Ora LA VITA È MERAVIGLIOSA

Non dire niente alla mamma”, me lo diceva tutte le volte che in camera da letto, tra peluche e poster attaccati al muro con lo scotch, si abbassava i pantaloni e mi faceva fare le cose che fanno le donne, quelle grandi, quelle che sono fotografate a letto con gli uomini, nei suoi giornalini pornografici. Me li faceva guardare per farmi capire quello che voleva da me. “Non devi dire niente. Prestami i soldi delle tue mance, poi te li rendo, ma ... non dire niente alla mamma”. Non me li rendeva mai. Mamma ha lasciato il lavoro per colpa mia. Quei soldi guadagnati facevano comodo a casa. Il dottore ha detto che alla bambina sta venendo l’esaurimento quindi tu, madre, rimani a casa. “Non volevo, mamma, volevo essere lasciata in pace!” Cresco, con un male di vivere che mi crea problemi di salute. Ma vado avanti, lavoro tanto. Sempre pronta a soddisfare le richieste di tutti, dico sempre di sì! Una lunga relazione che non mi soddisfa. A testa bassa vado avanti. Mi sento poco bella, poco intelligente, sempre meno degli altri. Di fronte all’evidenza dei continui tradimenti del mio compagno, chiudo la relazione. Trascorrono quattro anni e incontro la persona che diventerà in seguito mio marito. Una brava persona, un uomo che mi ama e me lo dimostra. Non sto bene comunque, sono ossessionata dal lavoro, dal dove sempre fare ... non mi fermo mai. Poi la perdita di una persona di famiglia mi mette nelle condizioni di dover prendere decisioni che non avrei mai voluto prendere e da lì a pochi mesi mi ammalo gravemente. Il mio corpo non ce la fa più. Non riesco a camminare, a pensare, ci vedo poco. Una serie di esami, la diagnosi: SCLEROSI MULTIPLA. I medici mi mettono un’etichetta il giorno della dimissione dall’ospedale: “SEI MALATA”. Non ne capivo molto, ma nei giorni di degenza, un giovane uomo mi chiede aiuto, mi dice: “spingimi giù dalla finestra”, la sua disperazione è diventata la sua paura, con quell’etichetta di persona malata mi rivolsi a diversi specialisti. Farmaci, effetti collaterali. Mi sento sempre peggio. Un giorno la svolta, ora basta, decido io, non è questa la vita che voglio per me e soprattutto: basta cure, non servono e mi fanno solo stare peggio. Passa del tempo, un giorno per caso (forse no) una persona mi parla del Dottor Comello, “lui ti guarisce” mi dice. “conosco persone che sono state da lui ...”. Ho deciso, provo. Oggi penso che se lo avessi incontrato prima la mia vita sarebbe andata diversamente. Non ci credo ancora, mi sento bene, molto bene, la mia vita è cambiata. Sono un’altra persona, libera, uscita dalla prigione che era in me. Fuori c’è la vita ed è un’esperienza meravigliosa viverla. Grazie Dottor Comello.

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ANSIA e INSICUREZZA, DA ATTORE A REGISTA, ANCHE DELLA PROPRIA VITA

Aprile 2017. Sono le due del mattino. Piove, la portiera della macchina è aperta. Sono sotto casa. Ho appena chiuso la tournee del mio nuovo spettacolo. Il mio tecnico aspetta che scenda dall’auto. Appena il mio piede tocca l’asfalto sento un brivido che corre lungo la schiena e si allarga a tutto il corpo. I denti battono. Ma cos’è? È tornato l’inverno? Poi la temperatura del mio corpo sale. 40 gradi. “Ce la fai?” Mi chiede il tecnico. Certo, vorrei rispondere, ma la voce non esce, se ne è andata. La cerco, ma dalla bocca esce solo un sibilo. Mi infilo nel portone. Salgo le scale, lento, trascino la valigia e crollo sul letto. Morbillo. Una forma molto aggressiva, mi prende gli occhi, il fegato, i polmoni, la voce. La malattia è forte perché le mie difese immunitarie sono bassissime. Non mi alzo dal letto per un mese. Un sacco di tempo per pensare. Fin da bambino ho amato il teatro. Non lo sapevo. Per me non era teatro era vivere altre vite. Mostrare queste vite agli altri. Puro divertimento. Gli altri bambini amavano giocare a calcio, io vivere storie. Senza accorgermene ho fatto di questa passione il mio mestiere.  Ma da subito, dai miei primi passi come professionista, qualcosa non ha funzionato. Sdraiato a letto con la febbre da morbillo riporto alla memoria il cuore che comincia ad accelerare ogni singola volta che sto per andare in scena, la bocca secca, l’ansia che cresce, il desiderio che tutto sia finito il più in fretta possibile. E poi sul palco quella sensazione di non essere mai fino in fondo connesso con la situazione. Mentre recito mi guardo dall’esterno e giudico ogni mio singolo movimento. Ogni volta, prima e durante uno spettacolo. Il pubblico però non si accorge di nulla. Ricordo il peso che provo ogni volta prima di partire per una tournee, il desiderio di starmene a casa.  Eppure quella voglia di andare in scena, quella sete non si è mai spenta. Sono diventato un attore. Dirigo progetti culturali che si estendono in tutta Europa. Seguo un’attività di ricerca e studio sul teatro. Se mi dovessi descrivere con gli occhi di qualcuno che non mi conosce descriverei una persona realizzata, che ha fatto ciò che vuole nella vita, grazie a impegno e buona sorte. Ma io dentro non mi godo niente. Mi guardo continuamente dall’esterno, non sono mai sicuro. Sfuggo sempre. Mai contento. Questa sensazione si estende anno dopo anno dal palco alla vita. Ogni imprevisto mi agita, mi innervosisce. Ogni traguardo che raggiungo non è mai abbastanza. Ho bisogno di piccole conferme continue per rendermi conto del mio talento. Mi sento più un adolescente che un uomo adulto. Da fuori nessuno se ne accorge, sono un attore dopotutto. A parte la mia compagna con cui parlo e con cui mi confronto. Sono insoddisfatto e allora lascio che l’immaginazione compensi tutte le mie insoddisfazioni. Sogno ad occhi aperti di andare in scena, di calcare grandi palcoscenici, di realizzare spettacoli bellissimi, di ottenere riconoscimenti. Sogno i risultati senza il percorso. Sogno una vita più facile. La mia immaginazione è così intensa che mi pare di vivere due vite.  E funziona, abbastanza. In quei momenti provo il piacere della forza dell’immaginazione come quando ero bambino e ogni storia e desiderio diventavano, nel gioco, reali. Ma è normale? Qualcuno mi ha detto “se non ti impedisce di realizzare i tuoi obiettivi non è una malattia”. Ma a letto, con 40 di febbre, mi sono reso conto che la vita non è fatta solo di quei momenti, brevi, di gioia che si manifestano quando hai raggiunto un traguardo. E ancora meno di quei momenti in cui, finito un lavoro che ti ha sfiancato, puoi tirare un respiro e mangiarti una pizza. “Piacer figlio d’affanno”? La vita, sento, è piuttosto quel lento percorso che c’è prima. La corda se è di buona fattura la puoi tirare. Puoi tenerla sotto tensione.  A lungo. Ma se superi i limiti della resistenza i piccoli fili che la compongono cominciano a sfilacciarsi. Anno dopo anno e alla fine… TAC! Si spezza. E così poggio il piede sull’asfalto e arriva il morbillo. Adesso posso dire che quella malattia è stato un segno chiaro e sostenibile. Qualcosa dentro di me mi ha lanciato un segnale. Questo lo dico adesso. Ma un anno fa sdraiato a letto mi sentivo perso. Ho chiesto al Dott. Comello di togliermi l’immaginazione, di aiutarmi ad abbandonare il fanciullo che continuava a vivere in me, di aiutarmi a fuggire dall’ansia. Spesso ciò che desideriamo non è ciò che ci serve veramente. Dal Dott. Comello ho imparato che l’immaginazione è una grande risorsa e che la capacità di guardare con gli occhi di quando eravamo bambini un dono. Ho imparato che “i limiti se non li affronti gemmano e si moltiplicano” e che l’ansia può diventare un attivatore di attenzione utilissimo. Sono cambiate molte cose nella mia vita in 18 mesi. Poco alla volta, cose piccole. Sono i piccoli atteggiamenti che decidono la direzione che prende la nostra vita, giorno dopo giorno nel quotidiano. Ho scoperto che il cambiamento non è lineare, almeno non per me. È fatto di avanzamenti, passi indietro, poi momenti di caos durante i quali ci si sente immersi in un grande stato di confusione, “allora tutto quello che ho fatto non è servito a niente?” e infine balzi in avanti. Ho imparato a godere di questi momenti di caos. Osservare i punti di riferimento che si allontanano, si rimescolano e trovano un nuovo equilibrio. Ho cominciato questo percorso con il Dott. Comello per uscire da uno stato di ansia e insicurezza quotidiano, nel mio lavoro. Un’ansia che non mi ha mai impedito di realizzare i miei obiettivi, ma che mi faceva vivere il percorso con una grande sofferenza ed era come un macigno posato sul mio petto. Posso dire di essere la stessa persona di prima, ma oggi ho una sensazione di interezza che prima non c’era. E insieme a essa una sensazione di piacere a stare nelle cose. Ora so come stare “qui e ora” in ciò che capita. Dico “so”, ma questo non significa che ci riesca sempre. Però godo della scarica di adrenalina quando salgo sul palco, sento il piacere delle assi di legno sotto la scarpa, del buio e del silenzio che scendono in sala. Il pubblico muto, il pubblico che ride, il pubblico stanco, il pubblico che applaude, la luce calda dei riflettori sul viso. Io che entro in un flusso e non penso più a niente se non a quello che devo dire e fare. Anzi sono un tutt’uno con quel dire e fare insieme a chi guarda e ascolta. Come quando giocavo da bambino a mettere in scena le storie che immaginavo. Nella vita quotidiana ho cominciato a stare nei piccoli momenti, nelle relazioni, nelle attese. Cerco di non scappare via con la mente a sognare mondi. Oppure decido di farlo e sto nel sogno finché lo desidero, per svago o per cercare nuove idee. Per farmi indicare dal sogno una meta. Ma poi torno qui, ora. Provo, giorno dopo giorno, ancora con fatica, a vedere ogni imprevisto come una sfida creativa e ogni possibilità come un dono. È difficile, molto, ma accetto anche di non riuscirci. Sono venuto dal Dott. Comello guidato dal fascino per l’ipnosi. Ho divorato le testimonianze durante i momenti in sala d’attesa. Mi chiedevo quando sarebbe arrivato il mio momento di scriverne una. Alcuni descrivono l’ipnosi come un’esperienza straordinaria, che ti fa visualizzare esperienze vivide. Per me è stato qualcosa di molto più vicino all’esperienza dell’aspettare l’alba. Hai una grande aspettativa romantica. La luce sale poco a poco e quasi non te ne accorgi. C’è un momento in cui non sembra niente di speciale. Non è più notte, non è ancora giorno. Ti chiedi cosa stai lì seduto ad aspettare. Poi, all’improvviso, vedi tutto il mondo che si illumina.

                             A. 39

ABUSO E INADEGUATEZZA, UN NUOVO SENSO ALLA VITA

Un’esperienza bellissima, dopo tanta ansia e poca stima verso me stessa. Una stima che andava sgretolandosi giorno dopo giorno. Quando i momenti del passato riaffioravano prepotenti nella mia mente, l’angoscia e le paure si impossessavano della mia vita rendendomi incapace di qualsiasi decisione, di qualunque scelta. Gli abusi subiti da bambina mi avevano fatto soffrire (anche fisicamente) e mi hanno fatto diventare grande troppo in fretta. Sono cresciuta con grandi sensi di colpa e con quel segreto che come un macigno pesava dentro di me. Un peso insopportabile. È rimasto sempre lì perché ero convinta che la colpa fosse mia e poi non volevo ferire le persone a cui volevo bene. Invano cercavo di attirare la loro attenzione. E poi c’era quella rabbia verso gli uomini, quell’apatia costante che mi ha accompagnato in tutti i rapporti con gli uomini che alla fine si sono rivelati un fallimento. E’ andata avanti così fino a quando un mio amico mi ha parlato del Dott. Walter Comello: ho deciso di provarci e così mi sono ritrovata dalla Puglia a Torino nel suo studio. Sono andata incontro alla mia svolta, alla mia guarigione. All’inizio ero scettica, non credevo che la mia vita potesse cambiare e che potessi seppellire definitivamente i miei timori. La situazione nuova mi spaventava, poi ho imparato a conoscere quel Dottore paziente e gentile. Le sue parole sono state così importanti per la mia salute, hanno ridato un senso alla mia vita, un motivo nuovo per alzarmi al mattino. Una ragione in più per sorridere nuovamente È così che piano piano ho ritrovato la mia serenità, ho messo via i medicinali, via i dolori e ho iniziato a fidarmi del prossimo. Soprattutto ho smesso di sentirmi in colpa. Non è un cammino finito, ma ora sono una persona nuova e in grado di andare incontro alla vita a braccia aperte. Una sola parola: grazie.

                                                M. 39

EMICRANIA E CRISI EPILETTICHE, DA UNA STANZA AL BUIO ALLA LUCE

Salve, la mia è una breve storia non troppo complicata, ho avuto una vita abbastanza movimentata, ma sempre piena d’amore. I miei genitori si sono separati quando avevo 8 anni, ma non posso lamentarmi di nulla perché mi hanno sempre dato tutto e non mi hanno mai fatto mancare niente. Anche le persone che avevo intorno a me erano sempre molto presenti per qualsiasi cosa. Dopo qualche anno purtroppo mi è morta una persona molto cara e vicina e da lì ho iniziato ad avere i primi disturbi di mal di testa, pensieri ansia e paura della vita. Con il passare del tempo, dopo diverse cure, sembrava che avessi avuto un miglioramento fino ai 18 anni quando ho avuto la prima crisi epilettica, emicranie fortissime, tanto da dover stare in una stanza al buio e tante volte non passavano lo stesso. Di conseguenza ho tribolato molto con il lavoro, dopo qualche anno e svariate medicine mi hanno detto che ero guarita e che potevo smettere, purtroppo non fu così. Il primo mese è andato tutto bene fino a quando non mi è tornata questa emicrania fortissima con una crisi epilettica. Allora mi sono informata su diversi medici, ma la maggior parte sarebbe tornata a darmi dei medicinali ed ero stanca e contrariata. Un giorno mia madre arriva a casa e mi parla di questo dottore, Walter Comello, che ha guarito un suo amico con l’ipnosi ed è stato bene e da lì ho iniziato il mio percorso breve, ma significativo. Ho iniziato a settembre con sedute frequenti e già solo dalla prima seduta ho visto dei miglioramenti, ho deciso di continuare il mio percorso e dopo 3 mesi posso dire di essere soddisfatta e fiera di averlo fatto. L’obiettivo è stato raggiunto senza ombra di dubbio; posso dire che di emicranie e crisi epilettiche non ne ho più avute e ne sono molto molto felice. È stato un percorso che rifarei, finalmente posso dire di essere libera, ringrazio di cuore il Dottor Comello.

                         E. 25

 

ANSIA E MOLTO DI PIÙ, tanti ANNI DI MALESSERE GUARIti IN UN SOFFIO

Ho iniziato a soffrire di crisi d’ansia dall’età di 22/23 anni, oggi ne ho 49. Nel corso di tutti questi anni ho, ovviamente, provato una serie di percorsi: tutti con risultati momentanei. Sono stata da medici che mi hanno sempre prescritto ansiolitici e psicofarmaci (raramente presi), naturopati (non so quanti granuli mi sono fatta sciogliere sotto la lingua), poi yoga, meditazione, ho imparato a respirare con il diaframma (per carità nulla da dire, ma poco utile quando non si ha fiato per respirare). Anche un’iridologa, dalla quale uscii, in realtà, senza nemmeno capire bene cosa avesse visto nel mio iride. Ho imparato a “convivere” con questo malessere costante, con quella sensazione opprimente all’interno di me stessa. Tutto era sempre pesantemente pesante ed a volte decisamente inaffrontabile. Dall’anno scorso la situazione è andata precipitando, le crisi di panico erano sempre più frequenti con andate e ritorni dal Pronto Soccorso. Chi non ha mai provato l’ansia e crisi di panico, credo faccia davvero fatica a comprendere esattamente cosa si prova: per quanto si pensa di avere la mente sotto controllo, non lo è. Ed il corpo decisamente ancora meno. Di fatto si pensa solo che si stia morendo. A fine aprile, più o meno, un’amica mi trascinò letteralmente ad una conferenza del Dott. Comello. Uscite di li, mi chiese: allora? Cosa ne pensi? Lo chiami? Ti farai aiutare? La mia risposta fu secca: interessante, ma con il cavolo che mi faccio ipnotizzare. A quella conferenza ne seguì un’altra e nel mentre due andate e ritorno dal Pronto Soccorso e svariate notti in bianco annaspando per poter respirare. Ci furono 2 fattori che mi spinsero a mettere da parte il mio scetticismo:

1 io ho una figlia nel pieno dell’adolescenza e noi siamo da sempre sole. Io in quello stato non potevo esserle d’aiuto in nessun modo. Anzi.

2 una frase che il Dott Comello disse durante una sua conferenza che mi ronzava nella testa senza sosta: Se si vuole guarire, un’opportunità c’è.

Così, accantonai il mio scetticismo e decisi di mettermi nuovamente in gioco. Iniziai il mio percorso ed ora posso dire il mio cambiamento. Era metà giugno circa, iniziai a stare bene praticamente da subito. Ero incredula, pensavo costantemente che non era possibile. Tanti anni di malessere guaribili in un soffio. Tutte le settimane che incontravo il Dott. Comello, una delle mie domande era questa: mi dica che è vero e che non tornerò indietro! Più andavo avanti e meglio stavo e meglio sto. Non esiste giorno in cui non penso: ma allora è così che si vive; senza tachicardia, sensazione di essere fuori luogo, di non essere all’altezza, di aver sbagliato tutto o sempre qualcosa, mancanza di fiato, ansia. Questo percorso è stato il più grande investimento che potessi fare! Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie

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LE PAROLE SONO SEMI, LA MENTE E’ TERRA...E DIVENTANO UN MERAVIGLIOSO GIARDINO

Arrivai nello studio del Dr. Walter Comello una mattina di inizio agosto, era una bellissima giornata estiva, ma io stavo male. Avevo chiuso già da molti mesi una relazione sentimentale decennale che mi aveva lasciata profondamente triste ed insicura, e straniera nella mia città dalla quale mancavo da diversi anni. Pochissimi amici, un’esistenza da ricostruire e io ero priva dell’energia per farlo. Unica fonte di svago il mio lavoro, a cui dedicavo tutto il mio tempo, anche quello libero. Ero triste ed ero stanca. La notte facevo spesso sogni “faticosi”, sognavo di avere molta strada da fare a piedi, di essere in ritardo, ma le mie gambe erano come costrette in una posizione che mi impediva di correre e mi svegliavo stanchissima e senza entusiasmo per iniziare la giornata. Non so dire che tipo di aiuto o soluzione stessi cercando, volevo solo stare di nuovo bene. In passato mi ero già avvicinata all’ipnosi, senza trarne beneficio alcuno, ma decisi comunque di tentare nuovamente. Le sedute mi parvero davvero semplici e all’inizio non sentii alcun cambiamento, ma continuai e di lì a poco partii per un viaggio di lavoro, al ritorno mi accorsi di avere affrontato il viaggio con determinazione e concentrazione e di avere completato il lavoro in maniera eccellente, cosa che non succedeva da molto tempo. Fu solo il primo di una serie di atteggiamenti che cambiarono, e sento di poter dire che ho ripreso in mano la mia esistenza: ho ripreso a dormire, leggere, a fare sport, ho imparato a nuotare e ho finalmente vinto la paura dell’acqua che mi perseguitava da sempre, ho migliorato il rapporto con la mia famiglia, ho iniziato e dedicare tempo alla conoscenza dell’arte concedendomi momenti di studio da cui traggo molto piacere, ma soprattutto ho iniziato a creare la “mia casa”, uno spazio piacevole e confortevole dove rilassarmi da sola, ma anche da condividere con i miei amici, quelli di sempre e quelli che verranno.  Recentemente ho fatto un sogno: le mie gambe sono sempre impacciate ed il movimento faticoso, ma scorgo una bicicletta, di quelle vecchie e in cattivo stato, ci salgo ugualmente anche se la pedalata è molto faticosa e io sono in ritardo, poi all’improvviso sono davanti al cancello di quella che è stata la casa della mia famiglia fino ai miei 15 anni di età, un cascinale circondato da un alto muro che riparava il grande cortile all’interno e mi accorgo che passare da lì è una scorciatoia inaspettata per arrivare dove sono diretta, così  apro il cancello ed entro e improvvisamente mi ritrovo in un parco con grandi alberi fioriti di magnolie, inizia a piovere, ma è estate e fa caldo e la pioggia non arriva a bagnarmi perché le foglie degli alberi la trattengono ed il rumore è piacevole, e io penso di essere capitata in un posto bellissimo, ma poi con grande stupore e gioia mi rendo conto che questo posto mi appartiene perché era della mia famiglia, quindi adesso questo luogo bellissimo è mio. E se volessi interpretare questo sogno direi che questo giardino è dentro di me. Grazie Walter Comello.

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ANORESSIA, IO E LA MIA MALATTIA

Prima di conoscere il Dott. Comello, la mia vita era un disastro, la mia routine era diventata vuota e monotona, non avevo più una passione, un hobby, la voglia di vivere, ma esistevo e andavo avanti giorno dopo giorno vagando senza sogni ed obiettivi. Tutti i giorni erano uguali, paranoie sul cibo, paure, fobie e zero voglia di vivere. L'unico mio pensiero fisso era il CIBO, quanto, cosa, quando mangiare e fare fare fare per bruciare, neanche per passare il tempo o divertirmi, no camminavo senza meta solo per bruciare e l'uscire con gli amici era diventato un disastro perché, se avevo fame come facevo? non avevo i miei alimenti che non mi facevano sentire in sgarro. Mangiare fuori mi veniva difficile, per gli orari ferrei che avevo o le pietanze che dovevo mangiare senza condimenti e le quantità che mangiavo molto ridotte e la gente trovava sempre da ridire che mangiavo troppo poco e mi dava fastidio che mi guardassero il piatto e quello che mangiavo o scartavo. Ero diventata persino cattiva, mi arrabbiavo o mi mettevo a piangere se mi criticavano o semplicemente mi facevano notare certe cose sul mio peso e su come mangiavo. Di conseguenza mi piaceva stare a casa, dove sapevo che non venivo giudicata da nessuno. Intorno a me era tutto uguale, vuoto e buio, nessun interesse, avevo perso la voglia anche delle mie passioni, leggere, cantare, scrivere, lo shopping e lo stare in compagnia. Ero diventata triste, depressa e avevo perso il coraggio, il sorriso e la solarità che prima mi caratterizzavano. Non ero più io, molto spesso ripensavo al passato a come ero e avrei voluto tanto tornare a quei momenti felici e spensierati, dove il cibo non era un problema, anzi, mi piaceva mangiare e farlo in compagnia.  Odiavo la mia vita, spesso avevo pensieri dove avrei preferito non esserci più, mi sentivo un peso per tutti, il vedere star male le persone a me care, vederle piangere mi faceva ancora più male e invece di incoraggiarmi o darmi la forza di risalire e tornare a star bene, mi buttava ancora più in basso. Inoltre non riuscivo più a prendermi cura delle persone a cui tenevo, ai miei genitori, alla mia famiglia, le amicizie, non riuscivo più ad occuparmi di niente e di nessuno, se non della mia dieta, tutto ruotava lì e questo mi faceva male. Per tutti questi anni buttati, persi tra bulimia e anoressia non mi sono mai soffermata a pensare perché lo stessi facendo, per quale motivo avessi iniziato davvero e perché nonostante stessi malissimo fisicamente e psicologicamente continuavo a farlo giorno per giorno, anno dopo anno, mi faceva star male, ma alla fine era diventata una parte di me, che allo stesso tempo mi faceva star bene e non volevo liberarmene, il mangiare e il vomitare erano diventati la mia valvola di sfogo, una dipendenza. Abbuffarmi per poi rimettere mi faceva stare bene momentaneamente, un'emozione che non provavo in altri modi, perché ormai le emozioni non facevano più parte di me, per anni ho vissuto senza provare nulla, difficile descriverlo. Ero diventata una zombie, vuota d'animo, l'unica cosa che provavo era la rabbia per i fatti del passato (es. il rapporto con mio padre e i mie fratelli, la situazione in casa delle donne ovvero che venivano sfruttate, la morte di mio fratello, doveri e responsabilità troppo grandi per me, la mia non vita, una relazione che non mi andava più e non riuscivo a staccarmene per paura di star sola e far male all'altra persona, il dover sempre fare per gli altri e mettere me stessa al secondo posto ecc ), la tristezza per il presente (nessuno mi capiva, mio padre non si interessava mai a nulla e per lui tutto andava bene, nessun aiuto fisico da parte dei miei cari, paura per quello che avrei dovuto affrontare, la situazione in cui mi trovavo, la testa che non smetteva mai di pensare solo a cose brutte, la zero voglia di vivere, la routine..) e tanta solitudine perché non mi sentivo compresa da nessuno, solo giudicata e criticata dalle persone a me care. Questo è il riassunto della mia vita dall'inizio del 2012 al 2017. Il 2017 è stato l'anno della mia svolta, rinascita, non so cosa l'abbia scatenata, mi si è accesa la voglia di tornare a vivere, di cambiare la mia situazione troppo pesante fisicamente e psicologicamente. Le forze e il corpo mi stavano abbandonando, la testa e la concentrazione idem, per cui ho preso la decisione di darci un taglio e sono tornata in me. Tra alti e bassi dall'inizio del 2017, con le mie forze ho iniziato a rimettere meno, dalle 10/15 volte che lo facevo durante il giorno per tutti i giorni della settimana, sono passata a farlo solo 3/ 4 volte durante il giorno e la domenica no, mesi dopo 1 o 2  volte al giorno, ancora dopo solo al mattino 1 o 2 volte o solo di pomeriggio, avanzando con i mesi qualche giorno durante la settimana (per cui sul posto di lavoro dove ero circondata di cibo e dove tutto mi era permesso perché a portata di mano) non rimettevo proprio, proseguendo con i mesi un giorno sì e l'altro no. I miglioramenti crescevano di settimana in settimana e con esso il mio umore e la mia voglia di tornare a star bene e vivere. Mi era tornata la voglia di fare, di stare in compagnia, mangiare di tutto, godermi ogni singolo momento e provavo di nuovo emozioni, che da anni non provavo, ma non ero ancora riuscita a dare un taglio netto e smetterla del tutto, alcuni avvenimenti del passato mi tormentavano ancora e anche le paranoie sul cibo non erano svanite definitivamente. Con l'aiuto e il consiglio di mia zia (che ringrazio per tutto il supporto morale, economico e per la forza che mi ha trasmesso in tutti questi anni bui, forza che mi è servita a spronarmi e aiutarmi), sono venuta a conoscenza di una persona fantastica, il Dott. Comello, di conseguenza ho voluto farmi aiutare per mettere fine a tutta quella brutta situazione che faceva parte della mia vita e svoltare finalmente pagina e ricominciare da zero, ripartire al meglio con la mia nuova vita, dove questa malattia non avrebbe più messo i bastoni fra le ruote a tutto ciò che avrei voluto fare per me e la mia nuova avventura, una famiglia col compagno che tuttora mi supporta e mi sta accanto in tutto, una casa che stiamo progettando e mettendo su con le nostre forze, nuove abitudini salutari e soprattutto nuovi obiettivi per il mio futuro, un futuro meraviglioso, come ho sempre immaginato, non come la vita che fanno i miei genitori, solo doveri e zero piaceri. Dopo un primo colloquio con il Dottor Comello dove abbiamo fatto il punto della situazione, per quale motivo cercavo il suo aiuto, sono venuti a galla vari problemi che facevano parte di me da moltissimo tempo, problemi riguardanti il passato, dalla ricerca di affetto da parte dei miei, soprattutto di mio padre, la mia bassissima autostima, il mettermi sempre dopo tutto e tutti dicendo sempre sì per non ferire nessuno, il non parlare dei problemi, ma far finta di nulla per paura di ferire o non avere il coraggio di dire la mia, le troppe responsabilità che mi avevano imposto non so per quale motivo, il rapporto dei miei che non è mai stato rose e fiori e tante altre piccole cosine. All'inizio ero davvero sommersa da un sacco di problemi, problemi che piano piano affrontavo con il Dottor Comello che mi faceva vedere che non erano poi così gravi, me li metteva di fronte sotto un'altra ottica, vederli da un altro aspetto, questo metodo mi ha aiutata tantissimo a vedere i miei genitori in un altro modo, come semplici persone che come me non hanno ricevuto quello che io desidero, per cui di conseguenza non sanno trasmettermelo perché non l'hanno ricevuto prima. Il fatto di aumentare la mia autostima facendo cose nuove, buttandomi in nuove esperienze, nuove passioni, hobby e fare tutto con il cuore e nei migliori dei modi, a prescindere dal risultato, l'importante era che io fossi fiera di me. Mi ha insegnato a dire di no, che se non riuscivo fisicamente o psicologicamente a fare qualcosa dire “no non riesco”, senza farmi sempre mille problemi sul giudizio degli altri o sul fatto che magari si offendevano. Ho imparato a mettere me stessa al primo posto, alla casa, al lavoro, ai doveri quotidiani e prendermi del tempo per me e per fare ciò che mi piaceva riscoprendo nuove passioni e integrarle nella mia vita, per svagarmi e conoscere nuove persone. Colloquio dopo colloquio, imparavo cose nuove e imparavo a crescere caratterialmente, imparando così a non utilizzare il vomito come valvola di sfogo, ma le passioni, il parlare e dire quello che mi passava per la testa senza rimuginare e tenermi tutto dentro fino ad esplodere. Grazie al Dottor Comello, mese dopo mese il vomito è calato tantissimo, fino ad arrivare ad oggi 1 volta a settimana, se proprio non sto bene e le paranoie mi tormentano 2 volte. Mi ha aiutata a controllare le giornate no, facendomi capire che tutti ogni tanto non dormono la notte o si svegliano male al mattino, tutti abbiamo tante cose da fare nella giornata e la vita è frenetica per tutti, ma non per questo dobbiamo far andar male tutto, non far scendere il tono della giornata sotto il 5, se si inizia male, fa niente, sorriso, pensieri positivi e via, si torna alla vita. Devo ammetterlo ci sono stati periodi anche nel corso delle sedute dove vedevo tutto nero e non vedevo l'ora di scendere a Torino per poter parlare con il Dottor Comello, mi sono trovata benissimo a dialogare con lui, mi capiva e non mi sentivo giudicata su nulla, ma soprattutto aveva sempre una visuale dei problemi differente rispetto ai miei, mi alleviava quel peso che mi portavo dentro, non so come, ma aveva e ha ancora una soluzione ai miei problemi. I suoi consigli erano un tesoro prezioso e il vederlo mi faceva stare davvero bene. Il primo giorno che lo conobbi devo ammetterlo, mi mise un po' di soggezione, i suoi occhi mi colpirono subito e mi fecero quasi timore, ma appena l'ho conosciuto ho capito che l'aspetto non rispecchiava il suo animo. È vero, questo per lui è un lavoro, ma si vede che tiene ai suoi pazienti, si vede che gli piace questo mestiere perché quando parlo con lui mi sembra di parlare ad un amico conoscente da anni, ti mette a tuo agio e mi affascina il fatto che ami scoprire cose nuove, informarsi e mettersi in gioco in nuove esperienze. Mi ha colpito la frase che mi disse un giorno, che lui non smette mai di studiare, fare ricerche, gli piace sapere le cose, conoscere ed informarsi, si vede che è una persona molto colta e questo gli fa onore, perché non è da tutti. Oggi, dopo quasi 7 mesi di sedute con il Dottor Comello, tra alti e bassi, posso dire di stare BENE, ho ancora alcune paranoie sul cibo, non mi fido ancora del tutto delle mie capacità riguardo cosa e quanto mangiare, ma rispetto all'anno scorso devo ammettere che i problemi del passato sono riuscita a lasciarli andare, il mio umore è cambiato drasticamente, infatti le poche volte che non mi sento bene mi sembra che il mondo mi cada addosso perché non sono più abituata a provare quelle emozioni che prima non mi pesavano perché facevano parte della mia vita quotidiana, infatti quando la giornata va male e vomito oggi mi fa stare malissimo fisicamente e psicologicamente, anche per giorni, cosa di cui prima non mi accorgevo, non so se per il fatto che lo facevo talmente tanto che ero abituata o cosa, comunque oggi non ricordo nemmeno più com’è star male, ho rimosso per fortuna tutte le cose brutte. Sono contenta di star finalmente bene, provare di nuovo emozioni belle e mi piace la vita. Non scorderò mai il primo giorno di ipnosi dal Dottor Comello, ero impaurita e non sapevo cosa aspettarmi, ma quando abbiamo iniziato il calore che mi ha travolta è stato fantastico, un’emozione e un calore non umano, che se ripenso mi travolge tuttora, è stata un'esperienza fantastica e ogni seduta mi trasmette la stessa cosa, calore, sicurezza e quando esco dallo studio vedo il mondo diversamente, sono colma di felicità, il mio umore è all'apice del benessere, è fantastico quello che mi fa e ogni seduta è una carica di positività che mi porto per tutta la settimana. Non scorderò mai la prima seduta perché scesi a Torino da sola per la prima volta nella mia vita, ero triste, cupa e impaurita, sono arrivata allo studio e dopo la prima seduta d'ipnosi uscii dal portone e vidi Torino e tutto ciò che mi circondava sotto un'ottica differente, non era come prima, tutto era fantastico, ero in paradiso, il sole era tornato bello e il cielo immenso, provavo delle emozioni ormai latenti da tantissimo tempo, non mi sembrava vero, sembravo pazza, tutto mi piaceva, anche la cosa più banale, da quel momento capii che il Dottor Comello mi avrebbe aiutata a guarire, il Dottor Comello era la soluzione a tutto, dopo anni di psicologi, terapeuti e tanta altra roba, avevo trovato finalmente la persona adatta a me. Posso davvero dire che il Dottor Comello per me è stato il salvatore, so che c'è, che se ho bisogno per qualsiasi cosa, anche una semplice chiacchierata, mi ascolta e mi consiglia, so che posso contare su di lui per tutta la vita, lo terrò per sempre nel mio cuore anche quando finirò questo percorso. Mi rincuora che il suo lavoro non lo prende solo come lavoro, mi fa davvero piacere che si interessa della vita del paziente, si ricorda di tutto e mi chiede ogni volta che ci vediamo aggiornamenti sulla mia casa, i miei hobby, se ho fatto cose nuove e si interessa davvero, questo mi è piaciuto sin dal primo giorno e tuttora mi affascina, non è uno psicologo, non è freddo e distaccato come quelli che ho trovato in passato, lui è un amico, che si appassiona della tua vita, ti incoraggia e si vede che ti prende a cuore. Non ringrazierò mai abbastanza quest’uomo, un esempio di altruismo e forza, una persona da cui prendere esempio e su cui contare. GRAZIE GRAZIE e ancora GRAZIE. Se sono felice, guarita e voglio VIVERE è solo grazie al Dottor Comello.

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EMICRANIA E ANSIA, TUTTO E’ DIVENTATO UN RICORDO

La mia è una storia piccola, credo che sia la storia di tante persone del nostro tempo. Ho avuto una bella infanzia, accompagnata da tante persone che mi amavano e che amavo tanto e che forse, proprio per questo motivo, nel corso dei miei 61 anni mi hanno provocato grandi dolori man mano che inevitabilmente le perdevo. Poi ho avuto una splendida famiglia, un marito e due figli affettuosi, una buona salute, una casa mia ed una situazione economica abbastanza tranquilla. Ed anche un lavoro, che svolgo con passione da circa 40 anni, ma che negli ultimi 15 anni lentamente, con il suo carico sempre maggiore di stress, responsabilità, ma soprattutto di situazioni interpersonali insostenibili, mi ha avvolta in una nube densa e tossica che mi ha impedito a volte di vedere intorno a me lo splendido panorama che la vita mi aveva dato. Di notte mi svegliavo di colpo pensando all’attività lavorativa del giorno dopo, vedendo e rivedendo in maniera compulsiva gli stessi procedimenti per ore ed ore, a volte persino prendendo appunti preoccupata che al mattino potessi non ricordare. Improvvise ansie e paure ingiustificate, tachicardia, insonnia, pensieri intrusivi che si insinuavano nella mia testa e che non riuscivo a scacciare, ma soprattutto tanta tristezza, avevano preso il sopravvento nella mia vita e questo mi provocava ovviamente sensi di colpa per non riuscire ad apprezzare tutto quello che mi era stato generosamente regalato, ma soprattutto per non essere la persona, la moglie e la madre che avrei voluto essere e cioè qualcuno che ti infonde serenità e su cui poter sempre contare. Ben presto sono sopravvenute anche sofferenze fisiche, fortissime emicranie (fino a 100 attacchi all’anno), dolori addominali e muscolari dovuti alla tensione, grande stanchezza. Su suggerimento del medico del lavoro, al quale mi sono più volte rivolta per far presente la mia situazione lavorativa, mi sono recata da uno psichiatra che mi ha prescritto una terapia di antidepressivi che mi hanno fatto stare malissimo, sia fisicamente che mentalmente, tanto che dopo pochi mesi ho interrotto gradatamente la cura giurando a me stessa che non avrei mai più utilizzato farmaci ed ho cominciato a cercare soluzioni alternative. Ogni tanto avevo lievi e temporanei miglioramenti, dovuti soprattutto alla mia volontà di fondo di voler migliorare la mia esistenza e al grande aiuto della mia famiglia, ma poi improvvisamente tutto ritornava come prima. Nessuna cura era definitiva. Poi un anno fa circa mi sono recata nello studio del Dottor Comello per accompagnare mio marito e, leggendo le altre testimonianze e seguendo una conferenza, ho iniziato a pensare di intraprendere anch’io quel tipo di cura. Pian piano tutti i miei attacchi hanno iniziato a diradarsi nel tempo e a perdere di intensità e di durata, ed anche se a volte quando si presentano mi turbano ancora, soprattutto dopo aver assaporato la serenità, stimolano la mia determinazione a volerli allontanare per sempre. Adesso, quasi alla fine del mio percorso, mi rendo conto che mi è costato scrivere queste righe perché tutto è diventato un ricordo, in parte sfocato, di quello che ho vissuto e credo che fra non molto non sarà più nemmeno un ricordo.

                                    G. 61