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Intervista in occasione del convegno "L'AMORE MALATO"

L’AMORE MALATO. Intervista a Walter Comello, psicoterapeuta, criminologo clinico e psicopatologo forense, curatore del convegno organizzato da Rotary Club Torino Next

 

L’amore malato è un buon titolo per un convegno che parla di violenza sulle donne, perché c’era un tempo in cui l’amore era amore e poi è diventato altro.  Ne parliamo con Walter Comello, presidente di Rotary Club Torino Next, organizzatore del convegno, psicologo, psicoterapeuta, criminologo clinico e psicopatologo forense che nella sua attività si occupa di autori e vittime di reato.

Da dove nasce l’idea di questo convegno?

Credo che un’organizzazione come Rotary, che si occupa di aspetti diversi del sociale a livello locale e internazionale, fino ad ora abbia portato poca attenzione a questo argomento importantissimo della nostra vita. Io che in questo momento sono presidente del mio Club e vivo quotidianamente per la mia professione i drammi delle vittime e le incapacità devastanti dei responsabili, ritengo di dover porre l’attenzione su questo argomento, tentando di farlo in un modo diverso, mi auguro contributivo a una necessaria nuova cultura. Per questo al convegno sono invitate figure diverse, dalle Istituzioni alle Associazioni che più sono in prima linea nella difesa delle donne, come Telefono Rosa ed EMMA onlus, che si occupa anche di un importante progetto per bambini e ragazzi orfani di casi di femminicidio. Ci saranno poi professionisti che lavorano sul campo e il fine dell’incontro, aperto al pubblico, sarà di parlare di questo argomento dando voce a chi se ne occupa.

Cosa intende per nuova cultura?

Del problema si parla da molto tempo, senza ottenere risultati. Purtroppo i numeri delle denunce per stalking aumentano, il numero delle donne sottoposte a violenza fisica e/o psicologica aumenta e il numero dei femminicidi non cambia. Malgrado l’impegno di Organizzazioni e di molti, la situazione non è mutata. Einstein diceva che è necessario un nuovo modo di pensare per porre rimedio ai problemi creati da un precedente modo di pensare. Se non c’è una diagnosi corretta non si può fare una terapia corretta. Per prima cosa il problema della violenza sulle donne non va inteso come un problema con una soluzione, ma un problema che ha molte forme espressive e ognuna delle quali necessita di una specifica soluzione. Non si può pensare che sia solo un problema culturale, perché in molti casi la violenza che scaturisce nel femminicidio non deriva da cultura, ma da patologia causata dall’incapacità di alcuni soggetti ad accettare l’abbandono. Una donna ha diritto a farsi la sua vita, ma il diritto in alcuni casi deve tener conto delle reali circostanze. Due terzi della popolazione italiana regolarmente sposata è separata, nella stragrande maggioranza dei casi il diritto di una donna a rifarsi una vita corrisponde al diritto di un uomo a fare la stessa cosa, in alcune situazioni però esiste un’incapacità che va riconosciuta e necessariamente gestita. Da convegni come questo e dalla comunicazione che ne deriva deve emergere una cultura nuova, quella della prevenzione. C’è un tempo in cui il disagio o la patologia, come la di vuol chiamare, è necessario che sia riconosciuta in quanto tale e affrontata con le professionalità che lo sanno fare. Non si può pensare di sanzionare una patologia per risolverla, i malati si curano, i rei si sanzionano. In questo caso è opportuno occuparsi del disagio prima che questo diventi motivo di sanzione e questo è l’aiuto migliore da dare, prima che a quegli uomini, a quelle donne in difficoltà perché queste possano fare la loro vita senza diventare vittime.

Cosa pensa si debba fare?

Prima di tutto differenziare le situazioni per fare diagnosi diverse e di conseguenza terapie o prendere provvedimenti diversi. I luoghi comuni non servono e certi linguaggi diventano controproducenti. Una comunicazione non adeguatamente consapevole arriva solo alle vittime, le orienta non sempre alla soluzione migliore e non tocca minimamente chi non è in grado di ascoltare. Non si devono creare fronti, ma consapevolezze nuove. Il dolore affettivo è devastante, invalidante, non differenzia cultura o condizioni socioeconomiche, necessita di aiuto. Chi ha una cultura violenta, non dà nessuna importanza a tutte questa attenzione all’argomento, reputa legittime le sue azione, la sanzione non è per lui inibente e necessita, come viene definita negli Stati Uniti, di una moral therapy. Peraltro, alcune volte, l’eccessivo focus sull’argomento trascina in giudizio persone oggetto di speculazioni perché la legge ha i suoi, chiamiamoli così, vizi di forma.

Cosa deve fare una donna che si trova in difficoltà?

Mi auguro sempre più che possa usufruire di informazioni adeguate da renderla capace di distinguere, in casi diversi, cosa fare e chi può essere l’interlocutore che la può aiutare. Molto importante è il lavoro delle Associazioni Anti-Violenza, ma la denuncia non deve essere l’unica strada per affrontare il problema. Tutti vogliamo vivere in modo migliore in un mondo migliore, il giudizio è un istinto, ma produce conflitti; capire, non condividere, aiuta a ridurre di molto quei conflitti.

IL PROGETTO

La relazione e la conseguente comunicazione del medico e del personale sanitario con il paziente, i famigliari e i caregiver è una componente essenziale del progetto terapeutico e dei suoi risultati. Il paziente non ha solo la necessità di trovare adeguate competenze per le sue problematiche, ma ha bisogno di sentire che chi di queste di occupa, si prende cura di lui. L’iter prima diagnostico e successivamente terapeutico è caratterizzato da ansie e pensieri spesso inadeguati che influiscono in modo determinante sui risultati della cura. La fiducia nella terapia è una componente essenziale, ma la fiducia nella cura è determinata, a sua volta, dalla fiducia nei confronti del medico e di tutta l’equipe diagnostica e terapeutica. E’ noto, e le ricerche in merito ne danno prova, di quanto un atteggiamento positivo e fiduciario nei confronti di tutto il processo terapeutico influisca in modo determinante sul risultato e quanto il contrario influisca in modo assolutamente negativo. La medicina di oggi non puoi essere, al di là delle note difficoltà strutturali, relegata ad azioni tecniche che non tengono conto del fattore umano e che questo passa attraverso la comunicazione. Oltre al paziente i famigliari sono interlocutori, necessari e fondamentali, cosi come le altre figure che se ne occupano a livello diverso. I famigliari vivono spesso, oltre all’inevitabile ansia e angoscia verso il malato, anche un devastante senso di impotenza che potrà influire negativamente sull’azione terapeutica. A sua volta poi il familiare e/o caregiver dovrà condividere con l’equipe terapeutica una comunicazione coordinata con il malato. Una adeguata, strategica, funzionale comunicazione sarà quindi necessaria nella consapevolezza della sua importanza. Un programma interattivo che pone a confronto l’etica della professione con l’obiettivo della cura.

Walter Comello

«Vivere è la sola cura possibile» - intervista a Paolo Cognetti


Paolo Cognetti, dalla bellezza delle montagne al baratro della depressione.

Lo scrittore e regista 46enne si racconta in un’intervista al quotidiano La Repubblica.

 

Il genio e la sregolatezza, come dissero i letterati e come la vita ci conferma ad ogni occasione, viaggiano spesso di pari passo. E se volessimo collegare la sregolatezza non soltanto ai comportamenti fuori dagli schemi ma anche, talvolta, alla sofferenza dell'anima, allora il celebre binomio potrebbe essere rispolverato per la vicenda dello scrittore e regista Paolo Cognetti.
All'apice del successo artistico con l'imminente uscita nelle sale cinematografiche del suo film «Fiore Mio», l'autore de «Le Otto Montagne» è caduto infatti in uno stato di profonda e grave depressione, tanto da essere ricoverato per un periodo nel reparto di psichiatria dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Ora il cineasta è stato dimesso, ma il dolore che lo ha attraversato è ancora vivo in lui ed emerge in tutta la sua drammaticità nelle risposte in una intervista rilasciata al giornalista Giampaolo Visetti del quotidiano La Repubblica.
Per spiegare che cosa gli è accaduto, il regista 46enne dice: «In primavera e d’estate, senza un apparente perché, sono stato morso dalla depressione. Nelle scorse settimane invece, sceso dal mio rifugio sul Monte Rosa, ero in una fase bella e creativa. Un giorno mi sono accorto che il mio pensiero e il mio linguaggio acceleravano. Gli amici mi hanno fatto notare che facevo cose strane. Il 4 dicembre il medico ha disposto il Tso: trattamento sanitario obbligatorio».
Scenario sconvolgente. Siamo probabilmente abituati a pensare che questo genere di interventi sia necessario su persone da sempre disturbate o fuori controllo. E invece ecco che in questo caso emerge una realtà differente, ovvero la possibilità che il disagio mentale, che la prostrazione morale e la malattia (perché la depressione, non dimentichiamolo, "è" una malattia), giungano come un fulmine a ciel sereno e vadano gestite quasi in emergenza, per il bene del "neo-paziente".
Il racconto del baratro in cui era finito Paolo Cognetti, prosegue: «Nelle fasi maniacali si può perdere il senso del pudore, o quello del denaro. Io ho inviato ad amici immagini di me nudo e ho regalato in giro un sacco di soldi. Si sono allarmati tutti: c’era il timore, per me infondato, che potessi compiere gesti estremi, o che diventassi pericoloso per gli altri».
Si rende necessario l'intervento di un'azione sanitaria dall'esterno. Non un momento piacevole. Qualcosa che lascerà il segno ma che evidentemente non poteva essere evitato in alcun modo. Così è previsto, così vanno le cose quando la corrente dello "squilibrio", inteso come perdita di un accettabile "equilibrio" che garantisca la sicurezza a sé stessi e agli altri, diventa impetuosa e ingovernabile. «Ho subito le cure - dice il lo scrittore - non avevo alternative. Mi sono ritrovato sotto casa un’auto della polizia e un’ambulanza. Sono stato sedato: da inizio dicembre, causa farmaci, non ho fatto che dormire».
E sulle cause che lo hanno portato ad un tale abisso Cognetti non può che avanzare ipotesi, sperando siano anche risposte attendibili. «Per imparare quasi a scrivere ho impiegato quarant’anni. Dopo il successo con Le otto montagne, una storia urgente e necessaria, mi sono chiesto: “E adesso cosa faccio?”. Non ho trovato una risposta convincente. Forse ho temuto che il mio massimo editoriale, con il Premio Strega, fosse stato toccato: la popolarità è spietata e ha un prezzo significativo».
La sua esperienza, come quella di tante altre persone che si sono trovate ad affrontare un disagio psichico o psicologico di natura temporanea, è stata dolorosa ma di certo servirà a portare ancora una volta alla luce e all'attenzione di tutti, quanto non si debba provare vergogna di fronte al proprio malessere interiore e quanto sia importante correre ai ripari, farsi aiutare. Ed essere accolti benevolmente dalla società e in maniera attenta ed efficace dai servizi sanitari.
«Depressione e disagio psichico sono un fiume carsico in piena, negato e ignorato per accreditare l’idillio di una società felice. - spiega il regista nell'intervista a Repubblica - Siamo obbligati ad apparire sani, forti e colmi di gioia. Io però sono uno scrittore: per me è tempo di alzare il velo della colpa che nasconde il dolore. Voglio dire semplicemente la verità, a costo di essere sfrontato».
Entrare in un reparto psichiatrico non è mai una esperienza gradevole. In nessuna delle sue sfaccettature. Cognetti lo conferma. Come si rivede la luce? «Resto un anarchico, ma in ospedale ai medici devi obbedire. Ti svegliano alle sei di mattina e ti obbligano a bere subito due bicchieroni di tranquillanti. Sei vivo, ma è come se fossi morto. Avrei cercato di guarire risalendo piuttosto in montagna, o partendo per un viaggio. Dal reparto psichiatrico di un ospedale esci solo se dici e se fai esattamente ciò che chi ti cura si aspetta».
Una realtà respingente. Dura, poco umana, benché, a quanto si è stabilito, necessaria. Molto meglio erano le sue montagne. Le vette dove il regista ha trascorso tanto tempo, avvolto dalla natura, dalle "durezze" di lei che sono ben più accoglienti delle mura di un reparto psichiatrico, delle sue finestre con le grate di ferro, delle porte doppie blindate che vengono aperte solo dal personale e raramente possono essere varcate dai visitatori.
Eppure, per Cognetti, perfino quell’ambiente incantato sul Monte Rosa era alla fine diventato un nemico «È successo che i miei occhi hanno mutato sguardo- racconta il regista nell'intervista a Repubblica - Già un anno fa mi sono scoperto depresso. Per me un bosco è tornato solo un bosco, un torrente solo un torrente, perfino un albero non mi ha detto più niente. Nel cuore è sceso il silenzio: la malattia è riuscire a vedere solo il lato apparente della realtà».
Dunque dove potrebbe trovarsi la salvezza o, se non proprio quella, almeno il conforto, la pace, un angolo di serenità e calore? Se anche la natura può, in un momento di forte disagio psicologico, risultare nemica e inospitale, dove fuggire? Nelle risposte di Cognetti, lo sguardo va a questo punto agli affetti: gli amici, la famiglia. «Vorrei avere cinque o sei amici sinceri, per contare su una mia famiglia vera. E poi essere libero, con un’agenda sempre vuota per i successivi sei mesi. Riuscire a godermi il pianeta, rifugiandomi negli ultimi luoghi rimasti originari. Alla fine anche per me è vivere la cura per riuscire a vivere».

appuntamenti 2024

Per partecipare agli eventi è necessaria la prenotazione

Info e prenotazioni:  info@psychecentrostudi.it   Tel. 011/812.97.58

 

  
18 dicembre 2024,
ore 15.30 - Il fegato, la paura e il coraggio, Fondazione Educatorio della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino   
4 dicembre 2024,
ore 15.30 - Il cuore e il mondo degli affetti, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento, 13, Torino
2 dicembre 2024
- ore 20.30 - Discorsi sulla felicità, Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino
27 novembre 2024, ore 18.00 - L'Amore malato, Sala Cinema, Teatro Massaua, Piazza Massaua 9, Torino
20 novembre 2024, ore 15.30 - Il dolore, la malattia e l'infelicità, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino 
6 novembre 2024, ore 15.30 - Dalle antiche tradizioni alla scienza del rapporto mente-corpo, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino 
9 novembre 2024
- Dalla colpa alla responsabilità. Il processo di secondo grado che porta all’as-soluzione che guarisce e rende migliori, XVIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Ipnosi (SII), Salerno 9 novembre 2024
7 ottobre 2024, ore 20.30 - La mente e il suo corpo. Un viaggio straordinario dalla malattia alla guarigione, Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino
21 giugno 2024, ore 18.45 - Psychotherapy with the use of hypnosis: a specific protocol to treat pain and burning symptoms in patients with chronic pelvic pain, 48° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urodinamica (SIUD), Università degli Studi di Catania
29 maggio
2024
, ore 15.30 - Le emozioni nel corpo, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino 
15 maggio 2024, ore 15.30 - La gioia, una scintilla di luce, Auditorium della ProvvidenzaC.so Trento 13, Torino
13 maggio 2024, ore 20.30 -  Ipnosi integrata, la mente che cura. Case history. Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino

17 aprile 2024, ore 15.30 - L'ansia, la non malattia, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino
15 aprile 2024, ore 20.30 - La mente che cura, Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino
27 marzo 2024, ore 15.30 - Il desiderio, è ciò che non si ha, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino
22 marzo 2024, ore 20.30 - La coppia, vita, opere e miracoli. La riuscita di un progetto non è frutto del caso, Circolo Sociale Biellese, Piazza Martiri della Libertà 16, Biella     
13 marzo 2024
, ore 15.30 - La tristezza, un velo grigio che copre il volto, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino
9 marzo 2024, ore 9.00 - Psicoterapia, un diverso approccio e l'ipnosi integrata nella cura della depressione, intervento nell'ambito della Tavola Rotonda
"Prevenire e curare la depressione", Auditorium Vivaldi, Piazza Carlo Alberto 5, Torino
4 marzo 2024, ore 20.30 -  Coppia e genitorialità. Scelte importanti e difficoltà per nuove identità ed equilibri personali e nella relazione, Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino
28 febbraio 2024
, ore 15.30 - Il dubbio, intensamente dubbio, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino  
23 febbraio 2024
, ore 20 - L'amore malato. Autori e vittime, analisi e soluzioni di un disagio profondo, Salone Ducale Palazzo Comunale, Piazza E. Chanoux 1, Aosta
14 febbraio 2024
, ore 15.30 - L'intolleranza, elogio, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino
5 febbraio 2024, ore 20.30 - Love marketing. Strategie di successo e soluzioni nelle relazioni di coppia, Circolo dei Lettori, Via Bogino 9, Torino
31 gennaio 2024, ore 15.30 - L'ottimismo conviene, Auditorium della Provvidenza, C.so Trento 13, Torino


Dalla colpa alla responsabilità - Salerno 9 novembre 2024

Dal 7 al 10 novembre si è tenuto a Salerno il XVIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Ipnosi (SII).

Il Dottor Comello ha partecipato con l'intervento: DALLA COLPA ALLA RESPONSABILITÀ. Il processo di secondo grado che porta all’as-soluzione che guarisce e rende migliori.

L’arte della psicoterapia può trarre dalle professioni di prossimità, e in questo caso dal mondo giuridico, spunti per esprimere una sua efficace creatività e l’ipnosi essere uno strumento di soluzione. Quando il giudice interno valuta un vissuto colpevole ne determina la sanzione che colpisce un organo bersaglio specifico. Non ci si ammala mai in un’area del corpo e in un tempo della vita per caso. Gli strumenti della sanzione saranno il dolore, la patologia e l’infelicità che agiscono sulla parte somatica e sulla vita psichica del soggetto. La differenza tra colpa e responsabilità determina il giudizio e le sue conseguenze; nel primo caso la sanzione diventa malattia, nel secondo la consapevolezza rende migliori. Un processo terapeutico con metafore giuridiche saranno prima un diverso approccio e poi, con l’ipnosi ericksoniana, strumenti in grado di portare ad una spesso inaspettata “as-soluzione.”

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Presidente Rotary Club Torino Next e Paul Harris Fellow

 


Il Dottor Walter Comello in data 27 giugno 2024, dopo l’inno nazionale e quelli internazionali cantati dalla mezzosoprano Maria di Mauro, è diventato il 1° Presidente eletto del Rotary Club Torino NEXT, nato dalla fusione del RC Torino 150 e del RC Superga.

In seconda serata ha firmato il Gemellaggio con il RC Sanremo Hanbury e ufficializzato la rettifica del gemellaggio tra RC Torino Next e RC Saint-Jean de Maurienne, rafforzando i legami internazionali e la collaborazione tra i due club.

Ha inoltre ricevuto il Paul Harris Fellow (PHF), la più alta onorificenza istituita dal Rotary nel 1957.

 

 

Tra i tanti auguri e congratulazioni pervenute,  Luigi La Sala già Capo della Polizia Scientifica, Questore, Direttore dei Servizi Segreti e poi Prefetto delle Olimpiadi.


Caro Amico mio, buongiorno! Sei pronto per questa tua nuova "avventura"? Io son sicuro di sì! Ti auguro ogni bene ed il miglior successo possibile! Ti ammiro per questo tuo modo di essere: esplorare ed intraprendere sempre nuovi percorsi finalizzati ad una sempre affascinante scoperta di ciò che è ancora sconosciuto. Mi ricordi Ulisse che, pur avendo raggiunto la sua tanto agognata e cara Itaca, si rimise in viaggio perché.... fatti non foste per vivere da bruti ma per seguir virtute e conoscenza....

Da paziente a psicologa

 

 

Dal suo percorso psicoterapeutico di 7 anni fa, era seguita la decisione di laurearsi in Psicologia.

Ora il suo sogno si è realizzato.

ANSIA E DEPRESSIONE - Test rapido, gratuito, di valutazione

Dal 10 ottobre 2023, Giornata Mondiale sulla Salute Mentale, lo studio ha attivato un servizio gratuito di somministrazione testistica per valutare sintomatologie ansioso-depressive ed eventuali situazioni di disagio. Su richiesta è possibile sottoporsi ad una testistica diagnostica rapida standardizzata.

 Il Beck Depression Inventory (BDI) e il Beck Anxiety Inventory (BAI) sono due strumenti di autovalutazione che consentono di misurare rispettivamente la sintomatologia depressiva, per intensità e gravità, e l’ansia del soggetto relativa al periodo attuale. Verrà inviata via email una relazione con i risultati di quanto emerso dai test.

ultima testimonianza

DEPRESSIONE E ANSIA, COME UNO SPARTITO DI MUSICA CADUTO A TERRA

Anni di vita vissuti con un disagio che non riesci bene ad identificare nonostante indossi un vestito che non senti tuo e che per mancanza di strumenti non sai riconoscere, ma nel quale “devi stare” per compiacere e restituire alla tua famiglia quanto ti ha dato.  Imposizioni familiari inconsce che arrivano dalla tua infanzia e dalla tua vita passata. Parte di questa vissuta “secondo gli altri”, uno schema che ti soffoca lentamente e ti spegne nonostante per te sia la normalità alla quale sei abituato. Diciotto anni in azienda di famiglia e poi la scelta di lavorare all’estero per anni, costantemente in viaggio senza vere radici, la dedizione sempre più forte al lavoro per dimostrare a qualcuno che anche tu sai fare impresa. Arrivi ad alzare sempre di più l’asticella per il lavoro annullando te stesso e le tue esigenze. Recentemente, il Covid all’estero e l’isolamento in una stanza d’ospedale che diventa carcere per una settimana, solo e lontano da tutti, ne esco distrutto mentalmente e fisicamente, già provato da duri anni di lavoro e da una situazione crescente di lieve depressione diagnosticata da medici incompetenti. Relazioni mai stabili, dove forse hai paura a lasciarti andare completamente e la tendenza a ricercare, senza trovarlo, lo schema che tutti i tuoi coetanei adottano: donna della vita, matrimonio, figli, alla ricerca di una felicità che però non arriva mai a compimento. Un episodio che segna il tuo percorso come mai ti saresti aspettato ed anni a tacere una situazione per me insostenibile. Poi invece arriva lei, inetta e subdola a portarmi via un anno della mia vita, scoprirò successivamente quanto sarà dirompente e rivelatrice. Psicofarmaci che credi siano la soluzione ma che diventano la peggior scelta e che ti portano, nel momento di maggior crisi, a non riuscire ad arrivare alla porta di casa. Un attacco di panico un mattino all‘alba, che non ti consente di prendere un volo che fino a mesi prima facevi normalmente, è la goccia che fa traboccare il vaso.  Ti aumentano i farmaci che diventano forieri di fobie e paure che neanche sapevi potessero esistere e che potessi sperimentare, dolore esistenziale che aumenta a dismisura, gli amici che ti abbandonano, non perché non sappiano come gestire la tua situazione ma semplicemente, scoprirai dopo, perché sei tossico con il tuo malessere nelle loro vite e perché non hanno voglia di sedersi ed ascoltarti. Altri amici, inaspettati, che ti stanno vicini come non mai. Mesi senza lavorare vissuti in casa per paura di uscire, con la difficoltà a fare le cose più semplici come scrivere una mail o fare la spesa. La solitudine con la S maiuscola. Stare male con la M maiuscola. Poi il tuo migliore amico ti consiglia di intraprendere un percorso con il Dottor Comello. La prima seduta e poi molte altre dove il tuo lavoro non è l’analisi del tuo passato o della depressione ma piuttosto il riconquistare la tua vita. Giorno dopo giorno, recuperi l’autostima che avevi perso, con grande fatica incominci a vivere nuovamente, sedute settimanali, ipnosi e tanta, tantissima determinazione. La voglia di tornare ed essere davvero te stesso e di riappropriarti della tua vita inizia a scuoterti come un terremoto. Spazza via tutti i vecchi schemi e le vecchie abitudini, le routine che erano solamente una pesante armatura.  Dopo alcuni mesi di terapia, in modo semplice e con una scelta autonoma ed accompagnata dal Dottor Comello, abbandoni ogni farmaco. Inizi a sentire un vento leggero che spira alle tue spalle e che ti spinge ogni giorno. Ora sei pronto ad alzare le vele. La dipendenza dai farmaci credevi essere la tua salvezza, la decisione di abbandonarli è la tua miglior scelta, insieme a molte altre. Il tuo cervello riprende le attività che conosce da sempre.  C’è ancora tanto lavoro da fare su me stesso. Ho iniziato e provo a vivere pienamente ogni giorno, ho riconquistato la consapevolezza che la vita è la mia e che le scelte sono le mie. La vita è stupenda e merita di essere vissuta aggiungendo qualcosa di nuovo ogni singolo giorno. Scrivo queste righe, accompagnandole con lacrime liberatorie, per coloro che le leggeranno e che si trovano nella fase che ho vissuto io per mesi: non smettete mai di credere che ci sia la luce al fondo del tunnel, anche quando il buio è profondo. Continuate a camminare nonostante non sappiate quanto sia lungo. Alla fine, nel momento di crisi siamo semplicemente fogli di uno spartito di musica che è caduto per terra e che da soli non sappiamo come ricomporre. Ma con un maestro d’orchestra come il Dottor Comello e con tanta determinazione questi fogli si ricompongono e la sinfonia più bella di tutte torna a suonare: la vita. Grazie Dottore.


E.  51

 

ELENCO COMPLETO delle testimonianze qui

Torino Magazine - marzo 2023

IL NUOVO LIBRO per i 30 anni di professione

IL VASO DI CRISTALLO
Terapie oltre ciò che si crede possibile
 

Per i miei 30 anni di professione ho pensato a un libro che parlasse del mio lavoro, ma per farlo ho ritenuto che i miei pazienti, Ambasciatori di straordinarie soluzioni, lo potessero fare meglio di me. Walter Comello

Questo libro è nato molti anni fa ed è stato scritto senza sapere che un giorno lo sarebbe diventato. Un’esperienza personale, umana ed ora editoriale senza precedenti. Gli autori sono 181, 180 non si conoscono tra loro e non si conosceranno mai, ma tutti conoscono il centottantunesimo e io che sono quest’ultimo, li conosco tutti. Testimonianze che raccontano storie di uomini e di donne che hanno avuto il coraggio di affrontare le proprie paure e sconfiggere il disagio, la malattia, a volte la morte. Brevi frammenti di storie di eroi di tutti i giorni che hanno accolto l’invito a fare della propria esperienza di vita, di dolore e del lavoro insieme uno stimolo a non arrendersi mai e a cercare, volere, sempre una soluzione. Un dono a chi legge, un esempio della meravigliosa sensibilità dell’animo umano.

Il libro edito per i 30 anni di professione sarà dato in omaggio ai pazienti dello studio e a chi sarà presente alle serate di presentazione oppure sarà acquistabile telefonando al numero  0118129758

World Mental Health Day: 10 star che hanno parlato apertamente dei loro problemi


la Repubblica - 10 ottobre 2022

Molte celebrità hanno smesso di fingere che il loro mondo fosse tutto paillettes e lustrini e hanno iniziato a parlare apertamente dei disturbi psichiatrici di cui hanno sofferto. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, ecco dieci star che hanno raccontato la loro esperienza con la mental health.
Qui sotto il pdf dell'articolo

La mia vulvodinia: ritardo della diagnosi e silenzi mi hanno rovinato la vita

Dolore, bruciore e nessun perché. La diagnosi che tarda 11 anni, poi la scoperta di essere affetta da endometriosi. Ci sono alcune malattie che oltre a essere invisibili agli occhi di tutti vivono nell’ombra a causa della poca attenzione che viene loro riservata da media, personale medico-sanitario e ricerca. Sono malattie poco conosciute ai più, sotto-diagnosticate, sottovalutate. Malattie scambiate per psicosomatiche, a cui non viene data rilevanza medica e per cui si consigliano terapie a dir poco stravaganti, come una bella passeggiata, un bicchiere di vino, un po’ di attività fisica.

Si può creare una copia digitale del cervello - La stampa 17-3-2022

Un progetto europeo chiamato Neurotwin vuole fare copie virtuali dei cervelli. Ma cos’è una replica o gemello digitale del cervello? "L'avatar digitale è essenzialmente un modello matematico in esecuzione su un computer", spiega Giulio Ruffini, coordinatore del progetto Neurotwin e cofondatore di Neuroelectrics, una startup tecnologica sanitaria spagnola che sta sviluppando terapie non invasive per disturbi neurologici come l’epilessia. "Non è una copia fisica di un cervello, ma un software per fare simulazioni del cervello di una persona nello specifico". In futuro potrebbe essere importante per scegliere le terapie migliori per i pazienti. La copia digitale di un organo tuttavia apre questioni etiche. E non solo. Per esempio a un paziente andrebbe detto se l'analisi del suo cervello digitale prevede gravi problemi entro poche settimane? E cosa succede alla copia dell'organo dopo la morte del paziente? Avrà eguali diritti legali o etici?

news dallo studio

* E' stata allestita un'area dello studio in cui un grande vaso di cristallo conterrà i farmaci che i pazienti non avranno più la necessità di utilizzare grazie ai risultati ottenuti
* In sala d'aspetto è a disposizione per la consultazione un dossier con le testimonianze pubblicate sul sito.
* In sala d'aspetto è a disposizione un dossier con l'importante bibblioteca testistica che lo studio utilizza in ambiti diversi della diagnostica, della terapia e delle attività peritali.
* Sono a disposizione nuovi test per la misurazione delle SINDROMI DEPRESSIVE, la misurazione nel corso della terapia dei valori dell'ANSIA, un nuovissimo protocollo internazionale sulla valutazione dei DISTURBI POST TRAUMATICI DA STRESS per adulti e bambini.
Sono on line le pagine in inglesefrancese, spagnolotedesco e russo del sito. 
* In questa sezione è possibile leggere l'articolo Il mare, l'amore e le aspettative, pubblicato su TorinoMagazine attualmente in edicola.
* Per ulteriori sviluppi lo studio ricerca professionisti per collaborazioni. Inviare curriculum a coordinatore@waltercomello.it
* In TESTIMONIANZE 17 è possibile leggere le nuove testimonianze inviate dai pazienti.
* In TESTIMONIANZE AUDIO 3 è possibile ascoltare le nuove registrazioni delle testimonianze fatte dai pazienti durante le conferenze
* Le conferenze in programma a Torino avranno sedi diverse a seconda degli argomenti trattati.
* Save the date: il box "Appuntamenti 2024" è costantemente aggiornato.

le testimonianze: ultimi contributi

 

Tra le tante informazioni presenti sul sito da non perdere le testimonianze inviate dai pazienti che hanno svolto il percorso terapeutico.  I testi riportati sono pervenuti tramite email, sms, lettera. L'area del sito dedicata è periodicamente aggiornata.

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IL MARE, L'AMORE E LE ASPETTATIVE


Ad ogni giro di boa la barca piega su se stessa, l’acqua supera la murata e scorre sul teck da prua verso poppa. Una virata stretta per guadagnare il tempo e prendere il miglior vento, mentre la mente ricorda le onde incontrate nella rotta precedente, il penetrare della chiglia, le vele cazzate che ingoiano il vento. Ogni particolare di quegli attimi appare alla memoria che osserva, giudica rispetto a circostanze e risultato. Le mani sul timone hanno la loro responsabilità, ma anche gli occhi che hanno o non hanno saputo vedere, informare, prevedere. Anche le braccia e le gambe hanno la loro responsabilità, nell’essere state capaci e forti da impugnare con sicurezza il timone e reggere l’impatto dello scafo sulle onde più difficili. Anche le orecchie e le narici hanno la loro responsabilità, perché a loro aspettava e aspetta il sentire il vento, portarlo dentro perché questo sia informazione che si fa subito azione. Anche le labbra hanno la loro responsabilità, perché a loro va il compito di sentire il sapore del mare che dà sale e senso alla vita, in quello stesso istante. In un istante c’è tutta la coscienza di ciò che è stato, in un istante tutto quello che ci si aspetta da sé verso l’ignoto che ci attende. Un ignoto che non c’è ancora, che non può essere previsto, verso il quale non c’è modo di prepararsi. Non si possono prevedere il vento e le onde del mare, solo avere delle aspettative di ciò di cui un presente ci informa. Poi ci sono le correnti e gli imprevisti, quelle cose che ancora non si possono neppure immaginare. La barca fa il suo corso in un’impresa reale e contemporanea, consapevole che ogni onda è un onda e il proprio destino sta in ogni semplice gesto di una mano consapevole delle proprie azioni. Ad ogni giro di boa questi pensieri sono inevitabili, corrono avanti e indietro a sé nel tempo, per tornare come un bambino ad abbracciare le gambe della propria madre e trovare conforto, sicurezza, coraggio. Così ogni anno, in due specifici momenti, in prossimità delle festività di dicembre e del giorno del proprio compleanno. Prevarrà l’amore o le aspettative? Le aspettative nascono dalle proprie esperienze, dai pensieri, dalle paure e dai desideri; un insieme di sentimenti spesso contraddittori che prendono forme e colori diversi, sono come le onde, ora sospingono la barca e rendono veloce la rotta, ora la impegnano e la ostacolano. Poi c’è l’amore per i propri sogni che ha il cuore dalla sua e dà forza alle mani e alle gambe, non teme il vento contro e prova piacere nella sfida delle onde più alte, in cui la prua si solleva al cielo, sbatte con forza, alza nuvole di schiuma, acqua salata e scura e poi entra nell’onda successiva trattenendo il respiro. Li c’è l’amore per la vita, qualunque questa sia, come il mare. Le onde scompigliano i capelli, scorrono sulle guance e gli occhi bruciano un po’ per il sale. Lo sguardo va oltre ciò che vede, oltre le creste bianche o il blu cobalto dell’ignoto sotto di sé, va oltre la nebbia del dubbio o la luce accecante delle false chimere. Gli occhi sanno vedere ciò che ancora non c’è, il desiderio li guida fino a trovare ciò che van cercando. Ad ogni giro di boa sale l’entusiasmo, inizia una nuova gara. Non importa più com’è andata, conta solo fare bene, in un alchemico incontro tra l’esperienza che insegna e quella che non deve pesare sull’entusiasmo di ogni prima volta. Sarà questo a nutrire l’amore per l’amore, prima che per un destino definito. L’amore afferra le aspettative e dà loro forma come mani sulla creta, perché queste prendano la forma del sogno.

 

neurourologia

 

Dott. Walter Comello
Psicoterapia e ipnosi nel trattamento
del dolore pelvico cronico

 

Studio pubblicato nel volume "Chronic Pelvic Pain and Pelvic Dysfunctions. Assessment and Multidisciplinary Approach", a cura di Alessandro Giammò e Antonella Biroli, con il patrocinio della Società Italiana di Urodinamica.

La raccolta di saggi è pubblicata da Springer, gruppo editoriale tedesco specializzato nell'edizione di riviste e opere scientifiche, tecnologiche e mediche.

Un riconoscimento scientifico importante dopo molti anni di lavoro e di successi in ambito neurourologico con l'Ospedale CTO Città della Salute di Torino. Un protocollo terapeutico innovativo, messo a punto dal Dott. Comello e presentato in congressi nazionali e internazionali, è oggi un capitolo importante di un testo per medici e professionisti sanitari che operano nello specifico settore.

 

 

Video-mostra "la mente oltre"

Realizzata in occasione della GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE istituita dalle Nazioni Unite e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e della GIORNATA NAZIONALE DELLA PSICOLOGIA, promossa dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e patrocinata dal Ministero della Salute.  Una raccolta di 100 immagini che in un'incalzare di contrasti tra arte e storia presenta aspetti della malattia mentale e le sperimentali terapie. Il bianco e nero non è solo delle autentiche fotografie del tempo, ma la scelta voluta per evidenziare l'ombra della personalità umana in cui regna la patologia. La musica accompagna l'osservatore in un incubo realmente accaduto, il suono ossessivo di un violino fa strada tra calcinacci di manicomi abbandonati e l'orrore di menti oltre.

Per vedere la video-mostra clicca qui

il viaggio dell'eroe, dall'epica alla psicoterapia

Il progetto è stato presentato nell'ambito del XIV Congresso Nazionale SII Società Italiana di Ipnosi, che si è tenuto a Paestum dal 24 al 27 settembre 2020

Il Viaggio dell'Eroe, dall’opera dell’antropologo Joseph Cambell e poi dallo sceneggiatore statunitense Christopher Vogler, un percorso narrativo che conduce il pubblico attraverso un’esperienza personale coinvolgente, attiva e intensa di emozioni. L’eroe è colui che muove la storia, compie il viaggio, fisico e mentale e ogni singolo partecipante all’incontro diventa protagonista della propria storia più di quanto non si aspetti. Eroe non si nasce, ma la vita costringe a diventarlo. Per maggiori informazioni consulta la specifica area del sito

formazione per psicologi e psicoterapeuti

Per informazioni scrivere a: psychecentrostudi.it

collaborazione con la testata "il mondo"

Rinasce la storica testata Il Mondo.
Fondata nel 1949 da Mario Pannunzio, ha annoverato tra i suoi collaboratori Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Marco Pannella, Giovanni Spadolini, Eugenio Scalfari, Ennio Flaiano, Indro Montanelli, Luigi Einaudi,
Benedetto Croce, Thomas Mann, George Orwell.

Oggi come ieri un avamposto di cultura laica e liberale, totalmente indipendente, aperto ai temi dell’arte, della società̀ e della storia, della politica intesa come azione civile, dell’economia, del sapere e della scienza, del costume e dello spettacolo, dell’universalità delle idee e della cronaca internazionale.

Il Dottor Walter Comello farà parte delle 20 firme della testata diretta da Guido Barosio, consultabile online

Rubrica: la morale del male

LA MORALE DEL MALE è una serie di racconti pubblicati da Torino Magazine dove un IO narrante descrive in modo puntuale e a volte ossessivo come emozioni e lucidi pensieri si incontrano in una logica drammatica, ma che anche nel peggiore paradosso ha una sua morale.
La parte letteraria è solo al servizio di una realtà tragica che non necessita di fantasia.
Una lettura a volte faticosa, ma autentica come non mai.

Leggi qui tutti i racconti

 

LA MORALE DEL MALE

Da tempo in città il grigio del giorno sfuma nel nero della notte e questa ricambia con naturalezza il giorno successivo. Le nuvole avvolgono i comignoli dei palazzi del centro, nascondono buona parte della collina, occultano i confini delle periferie. E’ lì che le anime perdute appaiono e scompaiono nella nebbia, mentre nel centro della città meglio si mimetizzano tra i tanti volti e le tante forme. Le anime dannate consapevoli di sé irridono alla stupida superficialità di chi le ignora. Sono consapevoli di un crescente bisogno che prende forma in un eccitante perché. L'acqua della pioggia fa fatica ad essere contenuta dai tombini, come a volte le lacrime che fanno germogliare il seme del male o nutrono le radici di piante velenose che crescono accanto alle altre a loro insaputa. L'umidità tenta di entrarti nelle ossa infilandosi tra il collo e la sciarpa, in quelle parti di poco discostate dalla pelle, come certi fatti della vita che malgrado i tuoi buoni propositi si insinuano nella tua ignara esistenza. Il male ammala come una malattia, ti riempie la testa, ti fa venire gli occhi rossi e tossisci per non soffocare; come un male di stagione che non ha stagioni, come una pandemia sbattuta in faccia ogni mattina con il suo bollettino. Ammala alcuni individui, altri riescono a sopravvivere, alcuni solo per un po' di tempo o sopravvivono a quel male per poi ammalarsi di un altro male. Il male ha sempre un’origine e una ragione. Il male prima non c'era, poi si presenta nel tuo corpo e alla tua anima, a volte appare una cosa di poco conto per poi diventare qualcosa di importante, a volte cresce in te in modo asintomatico e poi si manifesta in modo irreparabile. Il male come una malattia non ti riguarda fintanto che non ti minaccia, non ti invalida, non ti uccide, non ti contagia. Il male non solo ha una sua causa che lo origina, ma ha sempre una sua morale che lo regge, che gli dà valore, una giustificazione, ne è il senso. A volte uccidere per uno stalker è un diritto come rifarsi una vita per colei che lo ha abbandonato e non ha saputo riconoscere il suo dolore. A volte il piacere per un pedofilo è un atto condiviso e un reato inventato da una diversa morale e non una violenza psicologica che lascia il segno per una vita. A volte spacciare droga è un facile modo di guadagnare soldi nei confronti di chi sa benissimo cosa va cercando. A volte per una madre uccidere un figlio è l'unico modo per ritrovare una libertà contro un'angoscia che la fa impazzire. A volte rubare è semplicemente un’opportunità nei confronti di chi è stato ingiustamente più fortunato o è parte della propria natura, come le iene e gli sciacalli. A volte la violenza è una rivendicazione alla vita ugualmente o diversamente violenta.  A volte l'assenza della gioia non tollera la gioia e il male è il mezzo per spegnerla. A volte il male fa bene a chi lo esercita, è fonte di piacere il vedere negli occhi di qualcuno una paura più grande di quella che lo ha generato. Per comprendere il male devi guardarlo in uno specchio nero e distinguerne gli occhi cercando le pupille circondate dal bianco dell'iride. Solo così il sano comprende la mente oltre i suoi confini, il bene scopre nel male la morale che non si aspetta e nella propria sanità l'origine di un altro male che ancora non conosce. In città vivono tutti insieme, le vittime ignare e i loro consapevoli carnefici ora stanno facendo le cose di sempre all'insaputa di cosa accadrà domani. Forse non si conoscono o pranzano allo stesso tavolo. I gesti quotidiani accomunano tutti, come i sentimenti o la solitudine. Il bene e il male da bambini hanno giocato insieme senza sapere come sarebbero stati da grandi. Rincorrevano in certi cortili la stessa palla o frequentavano lo stesso oratorio per poi restare a guardare in un angolo gli altri bambini giocare. Se il male ti ammala, guarire da una malattia è un’opportunità non un diritto. Non è la giustizia che conta, non ha diritto alla vita chi non la sa amare più della paura che ha di morire. Il bene è faticoso, richiede impegno e determinazione, il male è seducente come la fragilità, siede accanto a te e ti invita a bere del suo calice. E' l'alba di un nuovo giorno o il tramonto di quello che si è consumato lungo i marciapiedi per passi che non condurranno da nessuna parte e ambizioni che affogheranno in una pozzanghera. Non c'è giustificazione è solo l'inizio di un viaggio nell'inferno della mente per apprezzare ogni giorno la vita.

Walter Comello

 

il piemonte magazine

LEONARDO:
con gli occhi e nella mente del genio

Molti dicono di me che dopo Gesù Cristo io sia l'uomo più noto della storia, non è da me accettare di essere secondo a qualcuno. Presuntuoso, arrogante, immodesto? Non esattamente! Certo non ho avuto, come si dice, un carattere lineare, ma la modestia è una virtù cristiana ed io in verità, non sono mai stato ne' troppo umile ne' troppo cristiano. D'altronde Lui ha avuto un grande vantaggio, è nato quale figlio di Dio ed io ... continua>>