Un bell’inizio: sono in riva al mare, penso ad una spiaggia in Sardegna, mare turchese, sabbia bianca. Felicità. Sono con un uomo, corriamo, ridiamo, ci spruzziamo l’acqua. Mi pare che ci sia anche un cane che corre con noi (mai avuto cani). Entro nell’acqua con i piedi, sento le onde e gli spruzzi. Dal mare sono andata a casa (casa mia? In realtà non c’è) in riva al mare e ho visto che stavo disegnando il fico degli ottentotti, col suo bel colore porpora e le foglie di un verde intenso. Colori molto vivi. Cambia scenario: sono in riva al fiume Sesia, dove da ragazza mi portavano i miei. Acqua ancora azzurra, tanti sassi. Senso di solitudine di oppressione. Comincio a piangere (davvero) e inzuppo la mascherina. I suoni mi danno fastidio. Mi trovo immersa nel nero, non so se sono in una stanza o nel nulla, ma è tutto nero. Non so come fare ad uscire, non ho punti di riferimento. Continuo a piangere. Poi momento di stasi. Poi il nero si schiarisce, diventa un colore neutro, tra il beige e il bianco. Poi mi vedo di sera, dopo il tramonto quando il cielo diventa blu prima di diventare nero. Vedo sagome di alberi, sono forse al limitare di un bosco, in montagna (mi sembra Graglia, dietro il santuario). Finisce l’esperienza. Colore, tanto colore nell’esperienza: TURCHESE del mare, BIANCO della spiaggia, VERDE e PORPORA del disegno, AZZURRO del fiume, GRIGIO dei sassi (CHIARO), NERO, BIANCO/BEIGE, BLU.