Spero che la mia testimonianza possa essere una speranza per quelle famiglie che, come la mia, a un certo punto della vita si sono trovate ad affrontare momenti interminabili di paura, disperazione e totale smarrimento, tanto da avere la sensazione di vivere in una dolorosa bolla di completa solitudine. La nostra discesa verso l’Inferno comincia quando nostro figlio maggiore, da sempre molto sensibile e privo di qualsiasi forma di autostima, dalla fine della seconda media ha iniziato a manifestare sintomi di profondo disagio. Ha covato dentro di sé una repulsione totale per la scuola, fino a non volerci più andare, accusando reali sintomi di malessere fisico, quali mal di pancia e mal di testa. Io subito pensavo fossero capricci e per molti mesi sono andata in completa opposizione con lui. A poco a poco poi ha iniziato ad isolarsi, vivendo costantemente in camera sua, alle volte senza neppure mangiare, per poi cadere da lì a pochi mesi nella totale disperazione, amplificata dall’arrivo della pandemia. Nel suo malessere, trascinava automaticamente e velocemente anche noi. Non avevamo più una vita, tutto ruotava intorno a lui, in casa non si parlava d’altro, eravamo automi che andavano avanti per inerzia, con il cuore gonfio di preoccupazione e la testa piena di punti interrogativi e un grande senso di impotenza. Dall’autunno dello scorso anno, la sua irrequietezza e tristezza si sono trasformate in violenza, verso se stesso, verso gli oggetti e purtroppo anche verso il prossimo, noi compresi. Ogni cosa che lui considerava una sconfitta o un’incomprensione sfociava in rabbia e con quella rabbia spaccava tutto, volavano parolacce di ogni genere, si faceva del male tagliandosi con ogni tipo di arnese. In quei momenti una forza, che definirei bestiale, lo possedeva. Perdeva completamente il controllo, sembrava avesse il desiderio incontenibile di fare e farsi del male. Per fare capire l’entità della sua forza, una sera è riuscito a strapparsi di dosso una felpa come fosse un foglio di carta velina. Si trasfigurava in volto, più volte ci ha chiesto di portarlo in ospedale. Noi eravamo sempre più spaventati, disorientati e soli. Si perché quando capitano queste cose la generale tendenza di chi dovrebbe provare a darti una mano è quella di giudicare per poi sparire, con la convinzione che se tuo figlio è così è perché gliel’hai permesso. Siamo stati scaricati anche dallo psicologo che lo aveva seguito nel periodo delle medie, in quanto non sapeva più come giustificare gli stati d’animo di nostro figlio. Fortunatamente un giorno, nella disperazione di mamma che cerca una qualunque soluzione per trovare un po’ di pace, veniamo a conoscenza, del Dottor Comello. Facciamo il primo incontro e capiamo immediatamente che siamo “approdati” nel POSTO GIUSTO. Sia io sia mio marito abbiamo avuto la forte sensazione che finalmente eravamo finiti in mani competenti, capaci di darci gli strumenti necessari per uscire da questa tremenda situazione che ci stava portando via tutto: il sonno, la spensieratezza, anche la possibilità di viverci la nostra figlia minore, che era stata messa per forza di cose in panchina. Tutto oramai ruotava intorno a F., alle sue reazioni, ai suoi dolori. Nei primi incontri il Dottor Comello ha inquadrato nostro figlio escludendo tossicodipendenza e schizofrenia (i segnali potevano essere anche spie di queste due patologie) e ci ha spiegato il percorso da intraprendere, illustrandoci finalmente il reale motivo che poteva aver spinto F., ad avere tali comportamenti. Ci propone l’utilizzo dell’ipnosi e del Piano Armonico. Settimanalmente cominciano le sedute di ipnosi, all’inizio con una difficoltà ciclopica perché F. non voleva saperne. Ma non si poteva mollare, quella era la nostra occasione di rinascita. Viaggi interminabili per raggiungere il Dottor Comello, arrivando da lontano, fatti inizialmente di pianti e minacce per non voler continuare il percorso. Mi ricordo ancora le sensazioni di terrore in quei tragitti fatti di innumerevoli chilometri. Alla fine delle vacanze natalizie F. ha una crisi tremenda, tanto che siamo obbligati a fare intervenire il 118 e le Forze dell’Ordine. Ricovero in psichiatria per qualche giorno, ma a differenza del passato, abbiamo avuto immediatamente l’appoggio del Dottore che ci aveva preso in carico solo da un paio di settimane. Da subito ci è stato vicino e continuava a ripeterci che insieme ne saremmo usciti. Credo che toccato il fondo anche F., nella sua grande sensibilità, abbia capito che non doveva perdere quel treno chiamato Dottor Comello, perché in cuor suo penso si rendesse conto che ogni volta che usciva dal suo studio c’era un piccolo pezzo della sua vita che stava prendendo la retta via. A distanza di un anno, con emozione, voglio dire che siamo sulla strada giusta. F. ha ancora bisogno del supporto del dottor Comello, ma le sue reazioni man mano che il tempo passa hanno intensità e durata sempre più ridotte. Ha ripreso la scuola, ottenendo risultati soddisfacenti, ha iniziato a voler socializzare con i suoi coetanei e non si nasconde più. Sta imparando a gestire le sue fragilità e la sua rabbia, riuscendo a condurre una vita normale. Addirittura quest’estate siamo riusciti a regalarci una piccola vacanza insieme, fatta di leggerezza e divertimento, impensabile fino al mese di aprile. Noi genitori e la sorellina minore stiamo nuovamente assaporando la normalità della quotidianità, senza la paura di dovere gestire la furia di nostro figlio. Parallelamente al percorso di mio figlio, ho chiesto anch’io al Dottor Comello un aiuto, perché avevo bisogno di riacquistare fiducia nella vita, cercando di smettere di essere troppo severa con me stessa, cercando di eliminare quello stato d’ansia che mi ha accompagnato per gran parte della vita. Credo di aver raggiunto anch’io un buon punto di equilibrio. Grazie Dottor Comello.
La mamma di F. 16