Mi sono rivolta alle cure del Dottor Comello invitata insistentemente da mio marito, ero sicurissima di non aver bisogno di aiuto e non mi accorgevo assolutamente di vivere in stato di costante prostrazione fisica e psichica; correvo ininterrottamente da quando mi alzavo la mattina a quando tornavo a letto, il più delle volte non ricordavo di aver cenato o pranzato, per esserne sicura controllavo la pulizia dei denti davanti allo specchio poiché non percepivo alcun senso di sazietà. Le nevralgie e il mal di testa duravano anche giorni, giorno e notte e non se ne andavano. Un giorno ho superato di tre volte le dosi di Toradol consentite, altre volte andavo giù di Tachidol e altri farmaci… senza risultati!! In molte occasioni mi è successo di dovermi fermare per strada perché non sapevo che giorno era e cosa dovevo fare, oppure sbagliavo sede lavorativa e invertivo i giorni della settimana, non sapevo proprio dire che giorno della settimana fosse, entravo in panetteria e con vergogna lo chiedevo alla commessa, senza poi farmi più vedere in quel negozio. Non ero più capace di andare al supermercato quando c’era gente, mi sentivo soffocare: il problema era chiaramente gravissimo perché il frigorifero con tre figli che crescono è sempre vuoto!! Mi ingegnavo con rapidissime incursioni all’apertura, quando ancora non c’era nessuno, andavo a colpo sicuro e scappavo via con il necessario per pranzo, cena e il pranzo successivo. È andata avanti così per mesi e mesi. Il sonno era profondo, ma non ristoratore, non mi svegliavo mai riposata, di frequente le mie notti erano popolate da inquietanti sogni degni dei film dell’orrore – nonostante non ne abbia mai guardati per paura, inoltre non guardo mai la televisione e se leggo qualche orrore riportato nelle cronache dei giornali, interrompo la lettura perché non sono in grado di sostenere la notizia - tutti uguali, anche se con qualche variante. Ero sempre io la responsabile di qualche uccisione e del conseguente occultamento di cadaveri di bambine imbavagliate, che la polizia cercava in casa o in giardino scavando nella terra. Durante il sogno mi svegliavo piangendo, sapendo di essere “sporca”, di “essermi sporcata” con quei crimini, ma con la consapevolezza di non aver potuto fare altrimenti, insomma mi giustificavo ma non ricordavo perché, né come avevo agito. Durante la settimana, invece, non mi capacitavo di quelle immagini orribili, cruente e incredibilmente reali che mi tornavano in mente a sprazzi; era davvero disgustoso. Così prevalevano la vergogna e l’imbarazzo, un groviglio di sentimenti che non mi permetteva di raccontare il contenuto dei sogni a nessuno, al massimo qualche stralcio a mio marito o al mio omeopata. Sono riuscita a raccontarli al Dott. Comello e insieme abbiamo capito chi erano in realtà quelle bambine. Mi ha spiegato che non ero pazza e non stavo affatto impazzendo. In quei lunghissimi mesi io e mio marito ci siamo occupati di accompagnare i nostri genitori verso l’ultimo viaggio, mio papà e mia suocera a casa con le cure palliative, mio suocero con un aggravamento delle capacità cognitive rapidissimo; erano ancora giovani, con cuori forti ed affetti radicati, inutile specificare lo strazio a cui abbiamo assistito impotenti, allo stesso tempo portavamo avanti i rispettivi lavori e ci occupavamo di tre ragazzi adolescenti: troppo, tutto troppo pesante. In quattro mesi e mezzo sono mancati, uno dopo l’altro, tre funerali, poi all’improvviso il buio, il niente della morte, vuoto totale. Tra poche settimane sarà passato un anno dall’ultimo funerale, tempo durante il quale ho cominciato a muovere i primi passi da sola, senza supporti. Il Dott. Comello ha fotografato la mia mano mentre buttavo via, nel grande vaso di cristallo dello studio, il puf di cortisone e il Bentelan, senza i quali non mi muovevo mai da casa. Con lui ho capito che non mi servivano per respirare o per evitare di soffocare per assenza di ossigeno. A volte il mal di testa torna, anche se non così forte; ne indago la causa, che in effetti c’è sempre e dopo poco scompare da solo, senza usare farmaci. Dormo di nuovo bene, anche se spesso ho paura di sognare; i miei sonni sono vuoti, leggeri e non ne ricordo il contenuto. Tutto sembra che passi e vada via piano piano, in quiete, serenamente, come le acque che scorrono lente e pacifiche sotto al ponte che porta in via Po, nello studio del Dottore. È un posto che aiuta a capirsi, a ritrovarsi, a trovare te stesso che a furia di correre hai dimenticato da qualche parte e hai troppo tralasciato non prendendotene più cura. L’acqua del fiume mi è passata dentro e mi ha rigenerata e cullata dolcemente. Per raggiungere lo studio mi è successo di attraversare il ponte con il fiume in piena, enorme, marrone, pauroso, a volte addirittura il ponte è stato chiuso al traffico; raggiungevo lo studio turbata e in ritardo e il Dottore diceva che era sempre la stessa storia, un po’ d’acqua in più e tutti ad agitarsi, anche il mio papà mi diceva sempre di stare serena, che l’acqua andava sempre in giù. Così mi sono affidata a questo grande fiume e al Dottor Comello. Non dico di non aver più bisogno del Dottore, spesso lo ripenso con affetto soprattutto per la pazienza durante le fasi della terapia in cui non collaboravo affatto; ho però la consapevolezza di aver ricevuto da lui gli strumenti per capire cosa stava succedendo, ha creato una chiave solo per me e me l’ha lasciata, io riesco ad usarla per capire, migliorarmi, crescere, volermi bene e volerne ancora di più a chi mi sta intorno. Questo è tanto, tantissimo. Grazie Dottore.
E. 46