Disturbo ossessivo compulsivo

Disturbo ossessivo compulsivo

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) crea molta sofferenza nei pazienti e nelle persone a lui vicine; è un disturbo invalidante che interferisce notevolmente nella vita dell’individuo. Si riflette negativamente anche sulla qualità e la durata delle relazioni sociali. I pazienti ossessivi spesso non riesco a svolgere un’attività lavorativa o si realizzano in modo discontinuo.

Epidemiologia

Secondo numerose ricerche epidemiologiche, la prevalenza life-time può essere stimata intorno al 2-2,5%, vale a dire che ogni 100 persone che nascono adesso, due o tre possono sviluppare un DOC nell’arco della vita. La prevalenza puntuale nella popolazione generale è circa di 1,5%. Nella popolazione giovanile tra i 5 ed i 8 anni la prevalenza puntuale si attesta intorno al 3%. (“Prevalenza puntuale” indica il rapporto tra il numero di individui di una popolazione che presentano un certo disturbo e il numero di individui della popolazione in un dato momento, ad esempio al 31 dicembre di un anno; “prevalenza periodale” indica, invece, lo stesso rapporto riferito a un certo periodo di tempo).

Classificazione

Il disturbo rientra nei disturbi d’ansia. Include anche la diagnosi di disturbo da accumulo, disturbo da escoriazione della pelle, disturbo ossessivo compulsivo indotto da sostanze/farmaci, disturbo ossessivo compulsiva indotto da altra condizione medica.

Clinica

Secondo la descrizione del DSM-5 (2014) il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) può manifestarsi in molte forme, tuttavia è solitamente caratterizzato da pensieri ossessivi e compulsioni.

L’individuo è consapevole che i pensieri e il desiderio di compiere i rituali provengono dall’interno della mente, e quindi l’esame di realtà è conservato. Chi soffre di DOC è infastidito dalle ossessioni e dalle compulsioni, più che dall’ansia in sé. Ossessioni abbastanza comuni sono la preoccupazione di essere in difficoltà in determinate situazioni, di essere feriti o maltrattati o di provocare qualche tipo di danno agli altri; quasi sempre risultano di difficile controllo.

L’ansia non è percepita di per sé, ma interviene se il comportamento compulsivo viene interrotto o impedito.

Eziologia e fisiopatogenesi

Il disturbo si manifesta in individui costituzionalmente e psicologicamente esposti ai disturbi d’ansia in generale, specie se hanno tutti tratti di personalità ossessivo-compulsiva.

Criteri diagnostici

Ossessioni e/o compulsioni in grado di influenzare lo svolgimento delle normali attività quotidiane e le relazioni interpersonali. Per “ossessioni” si intendono pensieri, impulsi, immagini ricorrenti o persistenti, vissuti come intrusivi o inappropriato, che causano ansia o disagio marcati e che non si riducono a preoccupazioni eccessive per i problemi della vita reale; la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni e riconosce che sono un prodotto della propria mente.

Le compulsioni sono invece comportamenti ripetitivi o azioni mentali che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente; tali comportamenti sono volti a prevenire o ridurre il disagio o a prevenire eventi o situazioni temuti; le azioni non sono collegate in modo realistico con ciò che avrebbero lo scopo di neutralizzare o prevenire.

Principi di trattamento

Gli individui interessati da questo disturbo, nelle sue varie forme e ai differenti livelli di gravità, possono beneficiare di vari tipi di psicoterapia, della terapia ipnotica, della framacoterapia e di approcci multimodali e integrati.

Indicazioni cliniche

L’ipnosi è indicata per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo nelle sue varie forme.

Tecniche ipnotiche

Sembra che dal 30% al 60% dei pazienti DOC non rispondano all’intervento psicoterapeutico. Di conseguenza, vengono presi in considerazione modelli terapeutici più ampi, che contemplano eziologie multifattoriali; alcuni di questi modelli utilizzano metodi ipnotici. Ad esempio, si può utilizzare la dissociazione ipnoticamente indotta per esplorare e trattare l’eziologia intrapsichica del disturbo.

Uno degli ostacoli che la terapia ipnotica incontra nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo è la tendenza generale dei pazienti al bisogno di controllo. L’induzione della trance in modo formale, con la chiusura degli occhi e con un atteggiamento eccessivamente passivo da parte del soggetto deve essere rivalutata. Occorre quindi, innanzitutto, rassicurare in modo attento il soggetto sul fatto che lo stato di trance non compromette il controllo né comporta un perdita di coscienza, utilizzare passaggi molto graduali e uno stile non autoritario, permettendo, quando necessario, di tenere gli occhi aperti.

I comportamenti del paziente, le sue ossessioni e compulsioni, sono per lui fonte di sofferenza in quanto sono incontrollabili, o di difficile controllo. Pertanto, un elemento molto importante da introdurre nella terapia è la ristrutturazione (Erickson, 1985), ossia la creazione di una nuova interpretazione del problema che consenta una maggiore accettazione e che riduca la sensazione di essere isolati o incompresi.

Con la tecnica della regressione d’età è possibile, grazie all’ipnosi, risalire a quei periodi della vita in cui i sintomi non erano presenti, restituendo al paziente un’idea di se stesso meno rigida e dandogli la sensazione di non essere indissolubilmente legato a essi, in quanto non lo è stato per tutta la vita. Analogamente, con la crescita della proiezione nel futuro è possibile immaginare uno scenario nuovo, nel quale il soggetto è indipendente dalle sue ossessioni e dai suoi comportamenti compulsivi, creando un’aspettativa positiva che funga da obiettivo e fattore motivazionale.

La tecnica del “ponte affettivo” consiste nel visualizzare in stato di trance un certo sentimento o stato di coscienza collegato a un determinato sintomo, per poi esplorare eventuali eventi del passato connessi allo stesso sentimento, allo scopo di liberare, quando possibile, reazioni emotive in un processo di abreazione. Inoltre, l’ipnosi è particolarmente adatta a diverse tecniche comportamentali, sia perché permette di progettarle e strutturarle in modo più profondo, sia perché rende possibile la loro messa in atto a livello solo immaginativo. Ad esempio, si può far immaginare  al soggetto la situazione o lo stimolo che solitamente innesca il sintomo, richiedendo contestualmente una reazione diversa dal sintomo stesso (desensibilizzazione); oppure è possibile richiedere immaginativamente la messa in atto volontaria e forzata del comportamento sintomatico fino alla saturazione.

In aggiunta, suggestioni tese a incrementare lo stato di rilassamento, tranquillità e senso di sicurezza forniscono un valido aiuto per l’abbassamento dei livelli generali di ansia.

 

Risultati clinici

Mentre le ricerche scientifiche sull’applicazione delle ricerche ipnotiche ai disturbi d’ansia sono piuttosto numerose, gli studi da noi reperiti sul trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo comprendono quasi esclusivamente report di singoli casi.

Secondo alcuni studi, l’integrazione dell’ipnosi nel trattamento psicoterapeutico facilita notevolmente la terapia di un paziente che soffre di DOC. Secondo alcun studi, l’integrazione dell’ipnosi nel trattamento psicoterapeutico facilita notevolmente la terapia di un paziente che soffre di DOC. In un articolo recente vengono riportati tre casi di soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo, trattati con l’approccio ipnotico. Dopo un iniziale utilizzo delle tecniche cognitivo comportamentali, i tre soggetti non rispondevano bene al trattamento, attestandosi su un livello stabilmente modesto di miglioramento. L’integrazione del trattamento cognitivo comportamentale con le tecniche ipnotiche (in particolare, tecniche che utilizzavano la dissociazione), invece, riuscì a superare lo stallo, permise di concludere in tempi brevi e con buoni risultati il trattamento e di mantenere stabili nel tempo le acquisizioni raggiunte.

Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza

La letteratura scientifica non sembra riportare controindicazioni dell’uso dell’ipnosi nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo.

Uno studio del 2016 ha esaminato metanalisi e studi controllati e randomizzati sull’efficacia, la sicurezza e le applicazioni dell’ipnosi medica. Gli autori concludono che “l’ipnosi medica è uno strumento completamente privo di rischi ed efficace, in particolare contro lo stress emotivo”. (Hauser et al., 2016).

Conclusioni sull’ipnosi nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo

Livello di efficacia dell’ipnosi (evidence based): non esiste in letteratura un numero sufficiente di studi controllati e di metanalisi sull’efficacia delle tecniche ipnotiche applicate al disturbo ossessivo-compulsivo.