Sembra che dal 30% al 60% dei pazienti DOC non rispondano all’intervento psicoterapeutico. Di conseguenza, vengono presi in considerazione modelli terapeutici più ampi, che contemplano eziologie multifattoriali; alcuni di questi modelli utilizzano metodi ipnotici. Ad esempio, si può utilizzare la dissociazione ipnoticamente indotta per esplorare e trattare l’eziologia intrapsichica del disturbo.
Uno degli ostacoli che la terapia ipnotica incontra nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo è la tendenza generale dei pazienti al bisogno di controllo. L’induzione della trance in modo formale, con la chiusura degli occhi e con un atteggiamento eccessivamente passivo da parte del soggetto deve essere rivalutata. Occorre quindi, innanzitutto, rassicurare in modo attento il soggetto sul fatto che lo stato di trance non compromette il controllo né comporta un perdita di coscienza, utilizzare passaggi molto graduali e uno stile non autoritario, permettendo, quando necessario, di tenere gli occhi aperti.
I comportamenti del paziente, le sue ossessioni e compulsioni, sono per lui fonte di sofferenza in quanto sono incontrollabili, o di difficile controllo. Pertanto, un elemento molto importante da introdurre nella terapia è la ristrutturazione (Erickson, 1985), ossia la creazione di una nuova interpretazione del problema che consenta una maggiore accettazione e che riduca la sensazione di essere isolati o incompresi.
Con la tecnica della regressione d’età è possibile, grazie all’ipnosi, risalire a quei periodi della vita in cui i sintomi non erano presenti, restituendo al paziente un’idea di se stesso meno rigida e dandogli la sensazione di non essere indissolubilmente legato a essi, in quanto non lo è stato per tutta la vita. Analogamente, con la crescita della proiezione nel futuro è possibile immaginare uno scenario nuovo, nel quale il soggetto è indipendente dalle sue ossessioni e dai suoi comportamenti compulsivi, creando un’aspettativa positiva che funga da obiettivo e fattore motivazionale.
La tecnica del “ponte affettivo” consiste nel visualizzare in stato di trance un certo sentimento o stato di coscienza collegato a un determinato sintomo, per poi esplorare eventuali eventi del passato connessi allo stesso sentimento, allo scopo di liberare, quando possibile, reazioni emotive in un processo di abreazione. Inoltre, l’ipnosi è particolarmente adatta a diverse tecniche comportamentali, sia perché permette di progettarle e strutturarle in modo più profondo, sia perché rende possibile la loro messa in atto a livello solo immaginativo. Ad esempio, si può far immaginare al soggetto la situazione o lo stimolo che solitamente innesca il sintomo, richiedendo contestualmente una reazione diversa dal sintomo stesso (desensibilizzazione); oppure è possibile richiedere immaginativamente la messa in atto volontaria e forzata del comportamento sintomatico fino alla saturazione.
In aggiunta, suggestioni tese a incrementare lo stato di rilassamento, tranquillità e senso di sicurezza forniscono un valido aiuto per l’abbassamento dei livelli generali di ansia.