Disturbi d’ansia

Disturbi d’ansia

L’ansia è una condizione psico-fisiologica caratterizzata da agitazione, preoccupazione, paura o angoscia di durata e intensità variabili, collegata ad uno stimolo, esterno o interno, non sempre facilmente individuabile. L’ansia, entro certi limiti, è da considerarsi un’emozione adottiva in quanto funzionale alla sopravvivenza (Kandel et al.,2003). Se, però, ricorre cronicamente e in misura eccessiva, fino a modificare in varia misura la vita di una persona, si può diagnosticare un disturbo d’ansia, caratterizzato da “ansia patologica”. L’ansia patologica può manifestarsi solo in momenti di particolare stress, oppure essere stabile, cioè configurarsi come una caratteristica fissa della personalità. Ovviamente esistono delle condizioni intermedie, in cui un individuo sperimenta ansai patologica solo in certi periodi della vita.

Epidemiologia

I disturbi d’ansia in generale toccano un 7-15% della popolazione. Sono più frequenti nel sesso femminile.

Classificazione

Di seguito indichiamo alcuni dei disturbi d’ansia come indicati nel DSM-5 (2014): disturbo d’ansia da separazione, mutismo selettivo, fobia specifica, disturbo d’ansia sociale, disturbo di panico, agorafobia, disturbo d’ansia generalizzata.

Clinica

Disturbo d’ansia da separazione: consiste in una paura o ansia eccessiva e inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo che riguarda la separazione dalle persone a cui l’individuo è attaccato.

Mutismo selettivo: è la costante capacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli, per esempio a scuola, nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale.

Fobia specifica: consiste in una paura intensa e irrazionale di fronte a uno o più oggetti o situazioni ben determinate; il sintomo principale di questo disturbo è il fortissimo impulso ad evitare l’oggetto che incute timore. La persona fobica non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, anche se ha un’autoconsapevolezza sufficientemente buona da rendersi conto dell’irrazionalità di questa intensa emozione, che può compromettere un adattamento ottimale all’ambiente di vita.

Disturbo d’ansia sociale: è la paura, solitamente intensa e pervasiva, di trovarsi in una determinata situazione sociale o di dovere svolgere una prestazione non abituale che comporta, in qualche modo, il giudizio di altre persone; il contatto con gli altri è caratterizzato dalla paura di essere malgiudicati e di comportarsi in maniera imbarazzante e umiliante.

Disturbo di panico: consiste nel ripetersi cronico di attacchi di disagio e paura molto intensi (attacchi di panico, in grado di provocare tremore, vertigini, dolore al petto, difficoltà respiratorie, a volte senso di morte e altri sintomi meno frequenti. La durata è solitamente, ma non sempre, breve, nell’ordine dei minuti). L’individuo teme il ripresentarsi di un attacco o delle sue conseguenze e/o modifica in qualche misura il suo stile di vita a causa di questa possibilità.

Agorafobia: consiste in paura o ansie marcate che si manifestano durante l’utilizzo dei trasporti pubblici, in spazi aperti, nello stare in fila oppure tra la folla, nel trovarsi fuori casa da soli. Il disturbo implica che la persona ha paura e quindi tende a evitare questi contesti perché potrebbe essere difficile o imbarazzante uscirne, oppure teme di non ricevere soccorso in caso di difficoltà.

Disturbo d’ansia generalizzata: è un disturbo cronico comune caratterizzato da uno stato di ansia durevole e fluttuante, non motivata da particolari oggetti o situazioni. Chi soffre di questo disturbo sente continuamente di temere qualcosa di indefinito; è costantemente in un’agitazione che trova molto difficile controllare. La tensione muscolare persistente e la reazione nervosa autonoma possono sviluppare emicrania, palpitazioni, vertigini, problemi gastrici e insonnia.

Eziologia e fisiopatogenesi

I disturbi d’ansia hanno come denominatore comune una risposta eccessiva da parte del sistema nervoso simpatico, che si traduce in una serie di sintomi corporei disattivati in risposta a eventi più o meno stressanti, o percepiti tali. Alcuni ormoni prodotti in risposta allo stress, come il cortisolo, possono contribuire ad aumentare la situazione di attivazione psicofisiologica. Sul piano psicologico, una ridotta forza dell’Io, insufficienti capacità di elaborazione cognitiva ed emotiva e comportamenti disfunzionali possono mantenere o aggravare i sintomi.

Criteri diagnostici

Sentimenti di paura, angoscia o apprensione non appropriati rispetto alla situazione reale, sintomi fisici quali sudorazione, tachicardia, tremori, vertigini, svenimenti, nausea, agitazione psicomotoria, dolori al petto, blocco del linguaggio o di alcuni comportamenti. Per una esposizione più dettagliata dei criteri per i singoli disturbi si rimanda al DSM-5.

Principi di trattamento

I disturbi d’ansia vengono trattati con diverse metodologie che vanno dalla psicoterapia, alle tecniche ipnotiche e di rilassamento, alla terapia farmacologica. Le varie terapie possono svolgersi in sinergia.

Indicazioni cliniche

L’ipnosi può essere ultimamente impiegata in tutti i disturbi d’ansia, per agire sui sintomi fisici, sull’elaborazione cognitiva ed emotiva (intervenendo sugli schemi cognitivi e sulle convinzioni disfunzionali, sulle immagini mentali e sulla percezione delle emozioni) e sui comportamenti disfunzionali.

Tecniche ipnotiche

La psicoterapia e l’ipnosi ericksoniana dispongono di un ventaglio di interventi per la riduzione dell’ansia nelle sue varie forme.

Una componente centrale nella maggior part dei trattamenti consiste nell’apprendimento di metodi per il controllo dell’attivazione psicofisiologica che è all’origine del circolo vizioso dell’ansia. La modificazione del respiro e l’allentamento delle tensioni muscolari sono le prime competenze che la persona soggetta ad ansai deve imparare a sviluppare e mettere in pratica per attenuare i propri sintomi.

Le tecniche ipnotiche consentono al soggetto di prendere consapevolezza del proprio corpo, delle tensioni e del pensiero catastrofico, e permettono di attenuarli tramite visualizzazioni guidate. Al soggetto possono essere insegnate l’autoipnosi e tecniche basate sulla respirazione e sul rilassamento corporeo, in grado di attenuare l’attivazione psicofisica; queste possono essere utilizzate dal paziente in autonomia (attraverso dei comandi post-ipnotici) per tenere sempre sotto controllo il livello di arousal.

Alcune tecniche ipnotiche, come la proiezione nel futuro, sono molto efficaci nel desensibilizzare la persona facendole vivere in trance gli scenari temuti, associandoli con delle sensazioni fisiche totalmente differenti da quelle normalmente esperite. Grazie a questa esperienza, la persona scollega gradualmente il pensiero della situazione temuta da un’attivazione ansiosa che si era instaurata nel tempo.

L’esplorazione ipnotica di eventi passati connotati ad ansia permette di rivederli nei particolari e da una “distanza di sicurezza” che mostra al paziente come il suo stesso comportamento abbia contribuito ad attivare l’attivazione ansiogena, ad esempio attraverso condotte di evitamento e altre strategie adottate per proteggersi.

Inoltre l’ipnosi, che permette l’accesso ad uno stato di coscienza speciale, risulta molto efficace nell’elaborazione e nell’accettazione delle emozioni, in modo che il soggetto posso imparare a viverle senza esterno disagio.

La terapia ipnotica si applica senza grandi difficoltà al disturbo di ansia da separazione. In primo luogo è noto che i bambini e gli adolescenti sono mediamente più suggestionabili rispetto agli adulti. In secondo luogo, il disturbo d’ansia da separazione condivide con i disturbi d’ansia un’eccessiva attivazione del sistema simpatico e una debolezza del parasimpatico, che si collegano ad un insufficiente capacità di rilassamento e di reperimento di strategie di coping di fronte alle situazioni ansiogene.

Tramite tecniche adattate alle particolari caratteristiche del bambino (suggestioni dirette o indirette, metodi di rilassamento tagliati su misura e costruiti con la collaborazione e con la fantasia del soggetto, creazione  e uso di immagini in grado di evocare calma e sicurezza), l’ipnosi può innanzitutto ridurre, come già descritto, il livello di attivazione generale, insegnando la paziente a calmarsi; aiuta a focalizzare i sintomi somatici tipici degli eventi di separazione e le situazioni più comuni nelle quali si verificano; inoltre, tramite una desensibilizzazione sistematica in stato di rilassamento o trance, permette di esporre in modo graduale il bambino a immagini e fantasie di separazione sempre più complesse, tenendo contemporaneamente sotto controllo il livello di attivazione, fino a raggiungere, idealmente, il punto in cui le situazioni temute non generano più ansia.

La psicoterapia dell’ansia sociale si attua riducendo innanzitutto il livello generale di ansia con tecniche cognitive, ipnotiche e di rilassamento (Granone, 1989); in secondo luogo interviene sull’immagine di sé attraverso l’approfondimento della consapevolezza e sulla percezione dell’ambiente interpersonale. Può fare uso di tecniche comportamentali (prescrizioni vere e proprie) che sfruttano un approccio molto graduale, e soprattutto tagliato sul soggetto, per ridurre nel tempo la reazione d’ansia alle situazioni temute. In molti casi si utilizzano tecniche immaginative e recupero di ricordi attraverso un training all’ipnosi e all’autoipnosi.

La psicoterapia delle fobie specifiche interviene anch’essa per spezzare il circolo vizioso che le fobie instaurano (fobia-> evitamento -> mantenimento della paura): dapprima si riducono i livelli generali d’ansia, attraverso rilassamento, tecniche immaginative, autoipnosi, training autogeno. Poi, generalmente, si opera sull’oggetto della fobia attraverso un percorso di desensiblizzazione sistematica, nel quale si parte dal semplice immaginare, in veglia o in stato di trance, l’oggetto temuto, procedendo ad un avvicinamento immaginativo graduale allo stesso e mantenendo contemporaneamente sotto controllo l’ansia. Il percorso terapeutico può anche includere prescrizioni comportamentali di tipo strategico (Loriedo et al., 2006).

Risultati clinici

In uno studio sull’efficacia dell’ipnosi per la riduzione d’ansia, l’ipnosi si è dimostrata utile nell’aumentare la perfomance di un campione di soggetti sottoposto a compiti di lettura e comprensione, confrontando con un gruppo di controllo.

L’ipnosi si è dimostrata, secondo vari studi, potentemente efficace nel ridurre l’ansia di pazienti che stavano per essere sottoposti a interventi chirurgici. Inoltre aiuta a ridurre l’ansia dei pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche (ad esempio, le preoccupazioni riguardanti l’esito dell’intervento) e il dolore post-operatorio.

Uno studio nel 2017 (Merckaert et al., 2017) ha confrontato i benefici rispetto alla regolazione dell’ansia ottenuti con due diversi trattamenti di gruppo su pazienti con cancro al seno. Il primo trattamento era basato su 15 sessioni di supporto di gruppo, il secondo su un intervento di gruppo, sempre di 15 sessioni, che combinava il supporto con tecniche cognitivo comportamentali e con l’ipnosi. I risultati dello studio hanno mostrato chiaramente che questo secondo trattamento, che includeva l’uso dell’ipnosi, era più efficace del primo nell’incrementare la capacità di regolazione dell’ansia nelle pazienti.

Il paziente che soffre di agorafobia può ricavare notevoli benefici dalla psicoterapia ipnotica, come documentato, ad esempio, da uno studio che dimostra anche ai follow-up una stabilità dei risultati conseguiti e un miglioramento progressivo a partire dal termine del trattamento.

Alcune meta-analisi sull’uso di tecniche  psicologiche nella riabilitazione dei disturbi respiratori rivelano che due importanti vantaggi dell’uso dell’ipnosi sono la diminuzione dell’ansia e l’aumento della compliance del paziente.

I risultati di uno studio si cambiamenti dell’attività cerebrale conseguenti all’utilizzo dell’ipnosi in pazienti con fobie indicano che gli stimoli ansiogeni possono essere effettivamente limitati grazie a tale tecnica, e che l’ipnosi è un metodo “potente ed efficace per inibire la reazione delle strutture a circuito della paura”. (Halsband, Wolf, 2015).

Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza

La letteratura scientifica non sembra riportare controindicazioni dell’uso dell’ipnosi nel trattamento dei disturbi d’ansia.

Il terapeuta deve però valutare le caratteristiche psicologiche del soggetto nella scelta delle immagini e delle suggestioni da utilizzare, in riferimento al particolare disturbo da trattare. Ad esempio, nel caso delle fobie specifiche dovrà curare con attenzione l’impatto delle immagini proposte e procedere con gradualità.

Considerazioni conclusive sull’ipnosi nel trattamento dei disturbi d’ansia

Livello di efficacia dell’ipnosi (evidence based): benché non siano numerosi gli studi controllati sull’applicazione dell’ipnosi ai disturbi d’ansia, la letteratura a disposizione permette di desumere un certo grado di efficacia, in particolare quando l’ipnosi sia utilizzata nel contesto di una psicoterapia.