L’ipnosi può essere impiegata sia nel dolore acuto che in quello cronico. Già nella prima metà dell’800, prima dell’introduzione del cloroformio e dell’invenzione della moderna anestesiologia, l’ipnosi era stata largamente impiegata come unico anestetico in chirurgia generale. Attualmente l’impiego dell’ipnosi in anestesia chirurgica è fortemente limitato dalla elevata suscettibilità ipnotica richiesta (prerogativa del 10-15% della popolazione generale) e dalla sviluppo ed affidabilità delle moderne metodiche anestesiologiche. Vi sono tuttora indicazioni cliniche speciali che contemplano l’uso dell’ipnosi (interventi di piccola/media chirurgia, intolleranza/allergie ad anestetici, ecc).
Nell’ambito del dolore acuto, le principali indicazioni cliniche riguardano: a) il dolore post-operatorio; b) il dolore da travaglio di parto; c) il dolore odontoiatrico; d) il dolore nei grandi ustionati (generalmente molto suscettibili all’ipnosi); e) il dolore “procedurale”, ovvero quello conseguente a procedure diagnostico-terapeutiche invasive e dolorose (e.g., puntato sternale, medicazioni dolorose, venopuntura, ecc.).
Ma è soprattutto il dolore cronico il principale ambito di applicazione clinica dell’ipnosi, anche in considerazione del fatto che non è richiesta una elevata suscettibilità ipnotica per ottenere risultati terapeuticamente rilevanti. L’ipnosi non soltanto è in grado di alleviare il dolore, ma anche di modulare positivamente i concomitanti psicopatologici (e.g., ansia, depressione), la qualità del sonno e della vita in generale. Inoltre, unitamente all’autoipnosi, offre al paziente la possibilità di autocontrollo della propria sofferenza, non più dominante ma finalmente domata.
L’ipnosi è in grado di controllare, da sola o in associazione con farmaci, la maggior parte delle sindromi dolorose croniche. Le principali indicazioni cliniche riguardano: a) cefalee croniche primarie (e.g., cefalea di tipo cronico tensivo ed emicrania); b) algie oro-facciali (e.g., sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare, bruxismo, sindrome della “bocca urente”); c) algie muscolo-scheletriche distrettuali (e.g., miofasciali) o diffuse (e.g., fibromialgia) d) mal di schiena (low back pain) aspecifico (ovvero non dipendente da patologie quali ernia discale, ecc.); e) dolore neuropatico (e.g., arto fantasma doloroso); f) dolore oncologico (nel quale l’ipnosi si configura come una vera e propria terapia palliativa in grado di controllare anche altri sintomi, quali nausea, depressione, ecc.); g) dolori viscerali e urogenitali ; h) dolore “psicogeno”.